Urbino

Il 16 settembre 1943 per iniziativa del podestà fascista Giorgio Paci si costituì a Urbino il Comitato dei cittadini urbinati che riuniva i cittadini appartenenti a tutte le aree politiche in nome della conciliazione nazionale. Urbino fu occupata dai tedeschi solamente il 16 dicembre. Con l’inizio della repressione nazifascista però venne dato un decisivo impulso alla lotta armata.
Il 1° novembre un reparto della polizia tedesca circondò la frazione Ca’ Mazzasette di Urbino nel tentativo di arrestare il comunista Erivo Ferri, il quale dopo una violenta sparatoria riuscì a fuggire. I tedeschi uccisero tre civili e ne presero altri in ostaggio. Dopo questo episodio la resistenza armata nell’urbinate entrò in una nuova fase. Il 5 gennaio 1944 si sciolse il comitato dei cittadini urbinati e venne creato il Cln di Urbino presieduto dal socialista Giovanni Fanelli.
Intanto fin dal novembre del ’43 si erano formati presso Cantiano, a ridosso del Passo della Scheggia, i primi nuclei comunisti, attorno a Egisto Cappellini (Marco) inviato della direzione del Partito Comunista e a Erivo Ferri (Francesco). Da questi gruppi si formò la V brigata Garibaldi Pesaro che dal gennaio del ’44 effettuò insieme ai Gap locali una serie di azioni che si intensificarono con l’avvicinarsi della liberazione.

Il 28 aprile il 2° battaglione attaccò Pian di Meleto, un paese tra Macerata Feltria e Sassocorvaro, da dove si muoveva la forza lavoro per la costruzione delle fortificazioni della LINEA GOTICA. Verso le due di pomeriggio una ventina di partigiani in borghese del gruppo Picelli comandati da Orfeo Porfiri (Paolo) scesero verso un fabbricato usato dal comando fascista come scuderia e rimessa per carri, si presero alcuni cavalli e dei carri e si diressero verso la caserma dei carabinieri, verso la casa del comandante, l’ufficio postale e il municipio . Intanto due squadre avevano bloccato la strada provinciale e vi erano stati degli scontri con i tedeschi. L’azione nella caserma fu veloce e i partigiani riuscirono a disarmare i soldati ed impadronirsi di un carico imponente di armi, munizioni e materiali che fu determinante per il proseguimento della guerra di tutto il 2° battaglione.

Nel mese di maggio nella zona continuarono azioni partigiane di disturbo alla fortificazione della Linea Gotica, che toccavano la zona delimitata da Apecchio, Bocca Seriola, Borgo Pace, Badia Tebalda, Sassocorvaro, Schieti, Fermignano, Urbania, Piobbico.

A giugno la ritirata tedesca verso la Linea Gotica si fece sempre più imponente e in concomitanza con essa anche i rastrellamenti tedeschi divennero sempre più capillari e massicci per ripulire la zona dalla presenza dei resistenti. L’azione del 2° battaglione in quei giorni era serrata per rendere sempre più difficile il transito verso la linea gotica a strade come la Flaminia, l’Apecchiese, l’Aretina e la Fogliense. Per questo motivo i tedeschi decisero di sferrare un attacco massiccio e decisivo al 2° battaglione. La formazione raggiunse anche numericamente proporzioni rilevanti e in essa confluirono anche il battaglione Montefeltro, la banda Panichi e tutto il Gap urbinate. Infatti il 4 giugno il 2° battaglione della V Brigata Garibaldi Pesaro, dislocato tra Sestino e l’Alpe della Luna, subì un ampio rastrellamento da parte di un esercito di quasi duemila soldati, con impiego di armi pesanti e mortai. La battaglia venne combattuta sul monte ad est di Parchiule e sulle pendici dei Monti della Luna dall’alba al tardo pomeriggio. I morti furono numerosi da entrambe le parti, tra cui Carlo Panichi, figlio del comandante della banda Panichi. Fu l’ultimo grande rastrellamento contro la Brigata Garibaldi Pesaro.

Il 17 giugno alla periferia di Urbino nel podere Il Perlo di Sotto, furono assassinati dai tedeschi quattro contadini accusati di connivenza con i partigiani. Continuarono in quei giorni le azioni del 2° del 4° e del 5° battaglione con l’obiettivo di bloccare la strada verso Arezzo e le sue diramazioni e la strada verso Apecchio.

A luglio il comando del 2° battaglione aveva predisposto un piano di attacco verso Urbino e la Linea Gotica, con l’obiettovo di arrivare fino a Pesaro con l’aiuto del Montefeltro e dei Gap di Urbino e Schieti; questo mentre gli altri battaglioni dovevano puntare verso il Furlo e Fossombrone e, unendosi alla Lugli e ai Gap di Fano e del Metauro dovevano occupare Fano e tutta la zona che andava dalle Cesane fino a Fano e Pesaro. Tuttavia il piano non venne attuato e i primi di luglio, in seguito a una richiesta del comando alleato di Umbertide, l’intera Brigata Garibaldi raggiunse il fronte, congiungendosi agli inglesi nei pressi di Pietralunga.

Il 10 luglio Mussolini si recò a Mercatale per passare in rassegna i reparti della Legione Tagliamento e della Guardia Nazionale. Il 14 luglio nella pineta di Urbino, sei giovani catturati nel corso di rastrellamenti, dopo essere stati torturati, furono fucilati dagli uomini della IV compagnia del battaglione Camilluccia della legione Tagliamento della Gnr, unità che dai primi di giugno era in stanza nel territorio di Urbino.
In concomitanza con l’offensiva contro la Linea Gotica, tra il 26 e il 27 agosto 1944 lungo il litorale adriatico da parte dell’ VIII armata britannica, si verificò la liberazione dei maggiori centri della provincia. Ad Urbino le autorità fasciste abbandonarono la città i primi di giugno e i partigiani di Schieti dopo alcuni scontri con le retroguardie tedesche, entrarono il 27 agosto precedendo di un giorno i reparti del Cil (Corpo italiano di liberazione) e del V Corpo britannico.

Frammento di intervista Walkiria Terradura, partigiana combattente del 5° battaglione Brigata Garibaldi Pesaro, tratta da ARCHIVI DELLA RESISTENZA.