Schieti

La cittadina si trovava in una zona importante per la costruzione e l’organizzazione della difesa tedesca della Linea Gotica. Qui operava un gruppo coeso di partigiani, il Gap di Schieti, guidato da Adler Annibali, che contava circa quattrocento uomini. Come ricorda Giuseppe Mari, a Schieti il bando Mussolini, che chiedeva ai partigiani di presentarsi entro il 25 maggio “venne solennizzato con una partenza in massa di tutti i giovani per la montagna dopo una vera e propria manifestazione che vide riunito l’intero paese”.

La Resistenza era iniziata subito dopo l’8 settembre. A seguito dell’occupazione tedesche di Pesaro, Fano e Fossombrone, molti militari del nucleo antiparacadutisti (NAP) in stanza a Urbino, si erano dileguati e del clima di smobilitazione profittarono alcuni antifascisti di Schieti, guidati da Erivo Ferri che il 21 settembre si impadronirono delle armi del corpo di guardia all’imbocco della galleria del deposito di armi di Urbino, situata a quattro chilometri da Urbino lungo la strada per Pesaro (Giacomini 2008, p. 85). L’azione fu organizzata da Ferri, ma al Gap di Schieti, al comando di Adler Annibali, fu affidato il compito più rischioso, quello di prendere i i moschetti, le bombe a mano le due mitragliatrici e tutte le munizioni e portarle a spalla nell’azienda agricole di Petrangolini, percorrendo un tragitto di un chilometro attraverso tutto il paese, dove, oltre al pericolo di spie, c’era anche la caserma dei carabinieri (Adler 2007, p. 25).

Qui nel cimitero riposa Erivo Ferri e una lapide tombale con una epigrafe che riprende un passo di Bertold Brecht ricorda il partigiano.

Bibliografia
G. Mari, Guerriglia sull’Appennino. La Resistenza nelle Marche, Argalia, Urbino 1965.
A. Annibali, La brigata di Schieti e la Resistenza nel Montefeltro, Urbino 1996.
A. Annibali, Chi ha distrutto la V° Brigata Pesaro?, Urbino 2007.