Linea gotica

Luoghi di memoria nelle Marche guerra resistenza liberazione

Era un sistema difensivo preparato dai tedeschi nel corso del 1944 lungo tutto il crinale appenninico per fermare l’avanzata alleata. La linea difensiva si estendeva dall’Adriatico al Tirreno, da Pesaro a Marina di Massa. Lunga 320 chilometri, tagliava in due l’Italia.

Il punto di partenza a est era la città di Pesaro, seguendo il fiume Foglia sino a Urbino, se ne staccava per dirigersi verso il Monte Fumaiolo. Da lì la linea seguiva quella dei passi appenninici a nord: il Mandrioli, il Muraglione, la Roticosa, la Collina. L’ultimo tratto correva a sud delle Alpi Apuane, fino a raggiungere il mare tra Viareggio e Pisa.

Nel tratto finale a est, rimaneva una zona scoperta dalla protezione degli Appennini. Quella striscia di pianura verso Pesaro, rappresentava un facile accesso verso il nord. Per chiudere questo corridoio, la Gotica, che sulle montagne non era continua, ma si limitava a una serie di capisaldi isolati a difesa dei passi, in provincia di Pesaro, da Tavoleto al mare, assumeva l’aspetto di una vera e propria fascia fortificata, profonda oltre dieci chilometri che si estendeva sulla sponda sinistra del fiume Foglia e costituiva l’ultimo ostacolo prima delle grandi pianure. Era una zona di sicurezza, costituita smantellando linee di comunicazione, distruggendo installazioni ed edifici, minando ogni corridoio di transito. “Case, alberi, filari di viti, qualsiasi cespuglio o rilievo che offrisse mascheramento o riparo, era stato abbattuto o demolito in modo che quanti si avvicinavano alle fortificazioni dovessero avanzate su di una superficie rasata e scoperta, verso armi perfettamente mimetizzate sull’altra sponda” (Memoria Viva 2004 , p. 58).

La Linea Gotica non era paragonabile a linee fortificate come la Maginot, “giacchè per mancanza di mezzi e di tempo, si punta soprattutto a sfruttare il terreno montuoso e gli ostacoli naturali (dirupi, fiumi, torrenti, scarsa viabilità). Le strutture in cemento armato erano poche, prevalevano le barriere costruite con terra, legno e pietre. Le opere difensive inoltre, sebbene collocate con una certa regolarità, non erano uniformi lungo il tracciato, le zone maggiormente fortificate erano quelle costiere e il passo della Futa (più facilmente aggredibile di altri passi), queste aree sono protette con chilometri di fossato anticarro, bunker in cemento armato, torrette interrate, reticolati, ampi minati. Altrove si allestirono difese più semplici: camminamenti e ricoveri mimetizzati nel terreno, grotte, trincee, parapetti in pietra” (Pela, Meschini 2011, p. 15).

Venne costituita una rete di appostamenti che dal versante sinistro del Metauro arrivava fino al versante destro del Marecchia. Immediatamente a ridosso di queste linee di fortificazione, i tedeschi realizzarono altrettante strade di arroccamento che dovevano servire da collegamento tra una postazione e l’altra, una retrovia immediata, una via di ritirata. A questo scopo si avvalsero di strade già esistenti, oppure ne costruirono di nuove, seguendo di norma le carreggiate del trasporto agricolo. Nella prima quindicina di giugno cominciò lo sfollamento dei paesi della vallata, prima in modo abbastanza lento, poi in modo precipitoso. In quel periodo presero stanza a Sassocorvaro i reparti di fascisti della I° Legione d’Assalto Tagliamento al comando di Merico Zuccari, un reparto di sott’ordine si stabili a Mercatale. ( Liceo scientifico 1995, pp. 5-12).

L’intera operazione si compiva sotto la supervisione degli ingegneri dell’organizzazione Todt, complesso fondato dal dott. Fritz Todt, l’uomo che aveva costruito le grandi autostrade tedesche dell’anteguerra e la famosa Linea Sigfrido. Quindicimila manovali italiani furono arruolati di forza per l’esecuzione delle opere, con il concorso di una brigata tecnica slovena forte di 2000 uomini. (Liceo scientifico 1995, pp. 5-6).

Nella primavera del 1944 i lavori di costruzione erano ancora indietro, in parte per la difficoltà di costruire in zone montuose, in parte anche per i ripetuti sabotaggi dei partigiani, molto attivi in quella zona. Così come altrettanto numerose e spietate furono le rappresaglie anche contro i civili e i rastrellamenti contro i partigiani. “Sono mesi molto difficili per la popolazione, sottoposta da un lato ai bombardamenti degli alleati, dall’altro ai rastrellamenti, alle rappresaglie e alle requisizioni dei tedeschi che rapinano di tutto e per assicurarsi la tranquillità, non esitano a compiere efferati eccidi di massa, ponendo in essere una vera e propria “strategia del terrore” ai danni dei civili, che poi con l’approssimarsi del fronte vengono fatti evacuare a forza (Pela, Meschini, 2011…p. 16).
L’attività partigiana lungo la Linea Gotica fu duplice, da un lato continuarono le azioni di guerriglia e sabotaggio delle fortificazioni, dall’altro si attivò una intensa opera di spionaggio e reperimento di informazioni relative alla planimetria della Linea Gotica mediante la stesura di mappe che indicavano i passaggi non minati. Tutte le informazioni venivano girate ai comandi alleati.

A Macerata Feltria aveva sede la Direzione Generale dei lavori sulla Linea Gotica per il settore Montecchio. La direzione generale era stata spostata da Montecchio a Macerata Feltria per timore degli attacchi dei partigiani e delle incursioni aeree degli alleati. Tedeschi e fascisti si resero conto di non potersi avvalere proficuamente dei civili reclutati dalla Todt e decisero quindi di distaccare nella zona il Primo Battaglione Genio Costruttori della Guardia Nazionale Repubblicana che era stato costituito a Cremona con i giovani delle classi 1924 e 1925. Delle tre compagnie, le prime due erano state mandate in Toscana tra San Sepolcro e Sestino, la terza venne dislocata tra Sassocorvaro e Macerata Feltria. Quest’ultima, comandata dal capitano D’Ortona arrivò a Piandimeleto il 10 marzo 1944 e venne suddivisa in tre distaccamenti, il primo restava a Piandimeleto, il secondo andò a Mercatale e il terzo a Tavoleto. A Sassocorvaro c’era il comando del Battaglione.

Nelle Marche, i paesi interessati dalla linea di fortificazione erano quelli che da Piandimeleto si collocano lungo la linea del Foglia, fino a Pesaro: Sassocorvaro, Auditore, Tavoleto, Ca’ Mazzasette, Mondaino, Montegridolfo, Saltara, Tavullia, Montecchio, Gradara.
Sul finire di agosto, quando gli alleati stavano per sferrare l’attacco, la Linea Gotica non era ancora stata completata, tuttavia Kesserling aveva giudicato la situazione nel complesso soddisfacente. In termini numerici i tedeschi schieravano sulla Linea Gotica 24 divisioni, di cui 22 tedesche e 2 italiane, per un totale di circa 300 mila uomini) gli alleati oltre al controllo dei cieli, e a una forte superiorità di mezzi e armamenti,avevano a disposizione quasi un milione e mezzo di uomini, raggruppati in 20 divisioni.

L’offensiva cominciò sul settore adriatico il 25 agosto 1944, in codice operazione Olive. Prevedeva un massiccio attacco dell’8° armata britannica (guidata dal generale Leese) sulla costa adriatica per costringere i tedeschi a spostare il grosso delle forze in Romagna. Quindi l’avanzata della 5° armata americana guidata dal generale Clark. La mattina Churchill arrivò a Montemaggiore, incontrò i generali Anders e Alexander al quartier generale polacco. Con il generale Alexander raggiunse il punto di osservazione sulle mura di Montemaggiore. Nello Inchini, partigiano della Brigata Garibaldi, la mattina del 26 agosto, era in ricognizione con due suoi compagni, quando sentendo dei colpi, si avvicinò al bordo della strada e scoprì, disarmandolo, un soldato tedesco appostato ad aspettare il passaggio della macchina di Churchill (Camboni 2006, p. 28). In questo modo fu sventato un agguato che avrebbe determinato in modo diverso il corso degli eventi successivi.

La sera dello stesso giorno la prima brigata del col. Brig J, D. Calder con il 48° reggimento di canadesi guadava il Metauro con l’obiettivo di raggiungere e liberare Saltara, Lucrezia e Cartoceto. Iniziò una battaglia infuocata. Nelle giornate successive le colonne alleate avanzarono lentamente, i tedeschi erano in fase di ripiegamento.

Dal 25 al 29 agosto l’obiettivo era passare dal Metauro al Foglia. I soldati alleati polacchi, canadesi, inglesi e indiani avanzavano, riportando numerose perdite. Il secondo attacco prese avvio il 12 settembre a Passo del Giogo, ad opera della 5° armata. Nel mentre vennero raggiunte e liberate le località marchigiane lungo la linea Gotica. Gli inglesi, affiancati da greci, canadesi, neozelandesi, indiani e nepalesi, impiegarono quasi un mese per arrivare a Rimini, subendo perdite ingenti, gli americani, conquistato il passo del Giogo dopo una settimana di aspri combattimenti, avanzavano anch’essi lentamente, ostacolati da un’accanita resistenza tedesca.

A metà ottobre le avanguardie americane, in difficoltà per le perdite subite, per la mancanza di rifornimenti e il sopraggiungere del maltempo, si fermarono a Livergnano, a 15 chilometri da Bologna. Gli inglesi proseguirono lentamente, liberando Forlì, ma poi si fermarono anch’essi sul Senio.
Il 13 novembre il generale Alexander impartì istruzioni di fermare le operazioni fino alla primavera, anche i partigiani furono invitati a cessare le attività.

Bibliografia
Liceo scientifico Sassocorvaro, ANPI Pesaro, 1944. La guerra nel Montefeltro alta e media valle del Foglia, Sassocorvaro 1995.
S. Severi, Il Montefeltro tra guerra e liberazione 1940 – 1945, Fano 1997
A. Montemaggi, B. McAndrew, Linea Gotica, Pesaro 1997.
Cronologia della linea Gotica in Memoria Viva n. 8 2004, pp. 57-59.
D. Camboni, La storia di Winson Churchill salvato dal partigiano Nello Iacchini in Memoria Viva n. 9 2006, pp. 27-32.
D. Pela, A. Meschini, In bicicletta sulla Linea Gotica, Costess New Media, Jesi 2011.