Tavullia

Il territorio di Tavullia si dispiega sul versante sinistro del basso Foglia fino a quello del Conca. Come in altre località dell’urbinate e del pesarese, la guerra entrò nella vita dei tavulliesi non soltanto attraverso i bombardamenti, la fame, i campi minati, la povertà e la disperazione, ma anche e soprattutto attraverso le violenze e le ingiurie commesse da una molteplicità di soggetti armati, fascisti e tedeschi. Fin dalla primavera 1944 i fascisti di Pesaro e Urbino invocarono forze specializzate per la lotta contro il movimento partigiano. Ma fu solo quando intervennero le esigenze germaniche della sicurezza dei lavori sulla Linea Gotica, che le sollecitazioni non rimasero più inascoltate. Con questo scopo venne inviata sul luogo la legione “M” – “Tagliamento”.

Nata dalla fusione del 63° battaglione Camicie nere “M” e dal 1° battaglione “Camilluccia”, per iniziativa di Merico Zuccari che ne sarà il comandante fino alla resa in Valtellina, essa ha operato in azioni di antiguerriglia dal dicembre ’43 all’aprile ’45. Il battaglione fu inviato nelle Marche ai primi di giugno 1944 e vi rimase per circa sessanta giorni. Dietro di sè lasciò una scia impressionante di uccisioni, sevizie, rappresaglie, saccheggi e incendi. Un curriculum di violenza inaudita.

Esso era organizzato su tre compagnie di circa un centinaio di uomini ciascuna, che al loro arrivo si posizionarono ad Auditore, Tomba di Pesaro (Tavullia) e Tavoleto. Quest’ultima il 18 giugno fu spostata a Sestino, al confine tra Marche e Toscana. Il comando del battaglione si posizionò a Mercatale e dal 25 giugno a Caprazzino. Sistemati negli accantonamenti, i legionari della “Tagliamento” si presentarono alla popolazione locale già il 16 giugno: «Dalla 2° Cp. viene segnalato che verso le ore 9 i civili cominciarono a saccheggiare i silos di grano di Borgo S. Maria. I nostri Legionari immediatamente inviati sul posto sono costretti ad usare le armi contro la folla imbestialita. Un civile rimane ucciso ed altri 2 feriti. Il grano viene quindi distribuito senza che nessun altro incidente venga a turbare l’ordine… A sera viene tratto in arresto in Tavullia il Podestà… Viene pure arrestato un renitente alla leva» (Giacomini, 2008 p.287). Dal resoconto traspare un senso di insuccesso dovuto al fatto che sebbene fossero state usate le maniere forti, arrivando alla sparatoria e all’uccisione di un civile, la gente non fosse comunque scappata ma, al contrario, si fosse infuriata a tal punto da dover consentire la distribuzione del grano. Il conseguente arresto del podestà, probabilmente giudicato non abbastanza collaborativo, può essere inteso come un’ulteriore forma di rappresaglia, oltre alla cattura del renitente.

Ma quello fu solo l’inizio. Immediatamente fu avviato un servizio informativo che procedesse alla raccolta di informazioni sui movimenti e la dislocazione dei partigiani. Il 25 giugno, durante un rastrellamento effettuato dalla 2° compagnia, furono catturati alcuni renitenti alla leva e disertori del servizio obbligatorio del lavoro. Il comando ordinò che venissero a scopo terroristico “fucilati parte in paese ed alcuni al campo lavoratori di Tavullia” (Giacomini, 2008 p.287). La notizia provocò grande costernazione e indusse l’Ispettorato militare del Lavoro a reclamare la consegna dei “propri” operai. In seguito a queste sollecitazioni, i cinque renitenti e gli otto disertori non furono fucilati immediatamente. Ma il colonnello Zuccari, punto sul vivo del leso potere, contattò il suo superiore, l’Oberfuherer SS Ernst Hildebrand, comandante delle SS per l’Emilia e il Veneto, il quale autorizzò l’esecuzione, “dando al Comando Legione libera iniziativa in tema di operazioni di polizia” (Giacomini, 2008 p.288). Così nel pomeriggio del 28 giugno, la compagnia del capitano Fabbri procedette senza più indugio all’eccidio: furono effettivamente fucilati nel cimitero di Tavullia Ivo D’Angeli, Nino Balducci, Giuseppe Benelli, Augusto Signoretti e Celestino Gerboni. L’esecuzione degli operai avvenne invece nel cortile della Manifattura Tabacchi, dove era accantonato il 16° Battaglione Lavoratori Milano, del quale i disertori facevano parte.

Lo stesso giorno a Lancialunga di Cagli in seguito a delazione, i tedeschi fucilarono 4 partigiani tavulliesi arruolati nella Brigata Bruno Lugli.
Le esecuzioni sommarie continuarono anche nelle settimane successive: il 10 luglio il giovane messinese, Bruno Marchionni, arruolato nella Tagliamento tentò la diserzione e, ripreso dai suoi ex camerati, fu fucilato al cimitero di Tavullia; il 20 luglio i partigiani della Brigata G.A.P., Duilio Ceccolini e Gino Mengucci, furono catturati dai fascisti e anch’essi fucilati.

QUOTA 204: LA LIBERAZIONE

Il 31 agosto per Tavullia fu il giorno della Liberazione, avvenuta dopo un’aspra e violenta battaglia tra le forze tedesche e quelle canadesi, che alla fine riuscirono a penetrare oltre la Linea Gotica, bucando e vanificando le formidabili trappole e difese allestite in mesi e mesi di frenetico lavoro.
Nella notte tra il 30 e il 31 i tedeschi con un contrattacco avevano cercato di bloccare temporaneamente l’avanzata canadese ed avevano imbastito in tutta fretta una seconda linea di difesa imperniata su Borgo Santa Maria, nel paese di Pozzo Alto, sulle Quote 204 e 203, su Monte Peloso e a Tomba (Tavullia).
La mattina, il comandante del 9° Battaglione Corazzato canadese British Columbia Dragoons, Ten. Col F.A. Vokes, dopo aver conquistato Cà Montesecco e aver sopraffattto la 4° Compagnia del tenente Kiessling, era deciso a sfruttare il momento favorevole. Così i Dragoons attaccarono subito la seconda linea tedesca nel punto centrale della Quota 204, senza aspettare l’arrivo dei Perth. Alle 12.30 sfondarono le difese nemiche ed avanzarono verso Monte Peloso ma, privi d’appoggio delle fanterie, pagarono caro il loro successo. Quota 204 fu conquistata dagli squadroni A (maggiore Eastman) e C (maggiore Turnley) che nell’azione persero diversi carri a causa delle mine, dei panzerfaust tedeschi e per i colpi dei cannoni anticarro e dei mortai. Oltrepassata la Quota 204, i due squadroni superarono anche Quota 203 e procedettero verso Monte Peloso ma i paracadutisti infiltratisi alle loro spalle interruppero i collegamenti e bloccarono la stada allo squadrone B (maggiore Kinloch) che tentava di giungere in loro rinforzo. Intanto a Pozzo Alto, difeso dai paracadutisti dell 8° Compagnia del Battaglione II/4, ed attorno alle Quote 204 e 203 giunsero in rinforzo reparti del vicino 3° Reggimento Paracadutisti. La situazione degli squadroni A e C divenne sempre più drammatica. I carri venivano colpiti ad uno ad uno e messi fuori combattimento. Vokes, sceso dal carrocomando per esaminare la situazione con i suoi ufficiali, al riparo dell’argine di un fosso, venne ferito mortalmente dalle schegge di una granata caduta lì vicino.
L’audace assalto dei Dragoons è tuttavia valso a sfondare la seconda linea tedesca e quindi a far crollare la Linea Gotica (Montemaggi, McAndrew, 1997 p.48).
In ricordo della battaglia a Quota 204, il Comune di Tavullia inaugurò il 7 settembre 1997 un monumento dedicato ai caduti canadesi, di cui si riporta il prospetto.

Bibliografia
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.
A. Montemaggi, B. McAndrew, Linea Gotica. Lo sfondamento canadese a Tavullia, episodio chiave della guerra in Italia, Comune di Tavullia, 1997.