Cantiano

Cantiano ha rappresentato il fulcro della lotta antifascista e il luogo in cui sono nati i primi gruppi partigiani che successivamente hanno dato vita alla V Brigata Garibaldi. Una zona in cui molto forte era la tradizione antifascista e in cui la popolazione e i contadini appoggiavano e sostenevano le lotte contro il regime prima e contro i tedeschi dopo.

Grazie all’opera di Ubaldo Vispi, Nazzareno Lucchetta, Amato Bei e Giovanni Garofani, si formò il primo nucleo partigiano che fu ospitato a San Polo dalla famiglia di Domenico Rabbini. Subito dopo venne formato il Cln, composto da Oberdan Baldeschi (Pli), Renato Ciufoli (Pci), Elio Morena (Dc). Intanto a San Polo, provenienti dal campo di concentramento di Renicci di Anghiari, arrivarono gli slavi: Vinco Cosuck, Drago Gorenne e Franco Simac, che costituirono il primo nucleo slavo della V Brigata Garibaldi Pesaro.

L’11 novembre giunse a Cantiano, Erivo Ferri, accompagnato da Ottavio Ricci, dopo un girovagare di dieci giorni per i monti che separano Ca’ Mazzasette da Cantiano. Con la collaborazione del primo nucleo resistente, Erivo Ferri organizzò nei Monti Acuto e Trenetta, il primo nucleo della V Brigata Garibaldi. Il 4 dicembre arrivarono anche Giannetto Dini, Gianni Pierpaoli e Vincenzo Lombardozzi, che assieme agli slavi si prodigarono per dare un’organizzazione stabile alla Brigata. Continuarono ad affluire partigiani alle pendici del Catria e nei boschi circostanti che erano luoghi ideali per nascondersi e dominare le valli.

Nel gennaio furono messi in piedi i primi due distaccamenti, il Picelli e il Gramsci. Molti altri partigiani arrivarono a febbraio, in concomitanza con la scadenza dei bandi per la chiamata alle armi. A marzo si costituirono altri distaccamenti, il Fastiggi, il Pisacane, lo Stalingrado, composto da slavi e russi, e il Gasparini.

Il primo scontro a fuoco vide come protagonista Erivo Ferri, il quale l’11 novembre, lungo la strada per Cantiano, a Pontedazzo fu fermato da due poliziotti fascisti che tentarono di arrestarlo. Ferri reagì: uno ne ferì e un altro lo uccise. Quel giorno “segna, non solo simbolicamente, l’inizio della Resistenza nel pesarese” (Giacomini 2008, p. 90).

Nei primi mesi i partigiani, mentre si organizzavano e cercavano armi, compirono alcune azioni di sabotaggio delle linee telefoniche tra Cantiano e Cagli e tra Cantiano e Scheggia. Il 5 gennaio la prima azione di assalto alla caserma dei carabinieri di Cantiano per prendere le armi, fallì per la reazione dei carabinieri. Poiché le azioni intorno a Cantiano divennero sempre più frequenti, soprattutto nella direzione di Cagli e Piobbico, il 24 marzo i fascisti organizzarono un rastrellamento in quella zona. Circa 1400 fascisti raggiunto Pontedazzo, giunsero a Palcano, dove prelevarono sei ostaggi, da utilizzare come guida per il rastrellamento. I partigiani del Picelli attesero a San Polo e attaccarono la colonna appena fu a tiro. I fascisti presi alla sprovvista furono costretti a ritirarsi.

Il 4 marzo a Pontericcioli i partigiani ricevettero dal Cln di Fano un grosso quantitativo di armi, tra cui la famosa mitragliatrice Breda, che tanta parte ebbe nella battaglia di Vilano.

Il 17 marzo Erivo Ferri partì da Cantiano per tornare a svolgere la sua attività nell’urbinate. Il suo posto fu preso da Renato Vianello (Raniero), che da quel momento divenne il comandante della V Brigata Garibaldi, che operò nei territori compresi tra il monte Catria e il monte Nerone.

Il 25 marzo i tedeschi e i fascisti decisero un nuovo attacco ai partigiani dei distaccamenti Fastiggi e Pisacane che si trovavano sul Catria, da tre direzioni: una colonna proveniva dal ponte di Polea, una da Pontedazzo e la terza da Pontericcioli. Nello scontro, noto come battaglia di Vilano, i due distaccamenti, che erano al corrente dell’imminente rastrellamento, “si appostarono per tempo nei punti strategici, in trincee scavate nel terreno e furono in grado di impedire l’accerchiamento e avere la meglio nonostante la sproporzione delle forze” (Giacomini 2008, p. 172).

Nel mese di aprile, dopo lo scontro del 25 marzo i distaccamenti si sbandaono per cercare di riorganizzarsi e sfuggire ai rastrellamenti massicci nella zona. Tuttavia in piccoli gruppi i partigiani continuavano con azioni di sabotaggio e di guerriglia. Il 17 maggio fu fucilato dai fascisti, presso il cimitero, Francesco Tumiati, medaglia d’oro. Assieme a lui morirono l’avvocato slavo Batric Bulatovic e Giuro Kuzeta. Il 19 giugno il distaccamento Fastigi occupò la caserma della milizia di Cantiano, recuperando le armi lasciate dai soldati che erano scappati.

Cantiano nei giorni che precedono la liberazione si trova coinvolta nello scontro tra i tedeschi che se ne vanno e la colpiscono duramente con mine e artiglieria e gli alleai che arrivano e cercano di far allontanare i tedeschi, con serrati bombardamenti. Il 16 agosto, il giorno prima della liberazione, avvenuta il 17 ad opera dei bersaglieri del CIL, a Cantiano vi furono cinque morti e una cinquantina di feriti tra i civili.

Bibliografia
A. Gabbanelli, 1944 fuochi di guerra sul Monte Catria, Il Lavoro Editoriale, Ancona 1984.
Comune di Cantiano, ANPI Pesaro-Urbino, Lotta partigiana e antifascismo nel comune di Cantiano. Testimonianze raccolte da Angelo Ceripa, Cantiano 1998.
U. Marini, La resistenza nel Candigliano, Metauro, Fossombrone 2000.
L. Pasquini, N. Re (a c. di), I luoghi della memoria. Itinerari della Resistenza marchigiana, il lavoro editoriale, Ancona 2007.
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.