Sarnano

Il 29 marzo 1944, una settimana dopo l’eccidio di Montalto e lo scontro a fuoco di Monastero, fu la volta di Sarnano. L’obbiettivo era quello di annientare la banda di Piobbico di Sarnano che dopo gli ultimi rastrellamenti era rimasta uno dei pochi baluardi per le formazioni del maceratese e, al tempo stesso, recuperare il controllo delle statali 78 Ascoli-Macerata e 77 Foligno-Macerata, ormai in mano ai partigiani.

Nell’operazione di rastrellamento parteciparono non solo forze provenienti dal comando di Macerata ma anche da quello di Ascoli. Era l’alba quando gli Alpenjager tedeschi e gli uomini del Battaglione M “IX Settembre si diressero alla volta di Sarnano. Come ricorda Angiolino Ghiandoni, allora bambino, per prima cosa cominciarono a bombardare a colpi di mortaio le case e gli edifici: “Fummo svegliati da un improvviso susseguirsi di esplosioni e di raffiche che a me sembrò infernale. (…) durò soltanto un quarto d’ora esatto ma sembrò eterno” (Ghiandoni, 1997, p.36). Poi, una volta occupato il paese, radunarono in piazza gli uomini rastrellati nelle case, minacciando che sarebbero morti tutti impiccati se non avessero detto dove si trovavano gli antifascisti e i ribelli.
Nel frattempo altri soldati si diressero anche nelle frazioni vicine dove si ipotizzava potessero essere nascosti i partigiani. Fu allora che si imbatterono e uccisero, in frazione Morelli, l’invalido di guerra Amedeo Antognozzi che, terrorizzato da quanto stava accadendo, tentava di scappare; e nella frazione Piano ferirono gravemente il giovane Vito Birrozzi. Anche il giovane Mario Catini, originario di Sant’Elpidio a Mare, venne ucciso in piazza Perfetti, dentro al centro storico del paese. A Piobbico invece furono uccisi due slavi che tentavano la fuga e il comandante del gruppo, Decio Filipponi.

I sarnanesi rimasero fino alle 14 in piazza Vittorio Emanuele II, guardati a vista dai tedeschi, mentre veniva effettuata un’accurata perquisizione delle case. Infine, nel pomeriggio vennero rilasciati. È stata fino ad oggi convinzione comune che la salvezza di quella gente sia dipesa esclusivamente dalla scelta del tenente Filipponi di non fare resistenza.

Dopo i fatti del 29 marzo, i partigiani subirono un iniziale periodo di sbandamento che tuttavia superarono con la riorganizzazione del gruppo sotto il comando del montenegrino Janko Klicovach. Ben presto ricominciarono le azioni di disturbo e ripresero il controllo della rotabile Amandola-Sarnano. Così, aumentando nuovamente la pressione partigiana e in concomitanza con le operazioni di ritirata verso l’alta Italia, il battaglione “IX Settembre” fu richiamato nella regione alla fine di aprile. Vennero stabiliti una serie di presidi nei principali paesi attraversati dalla statale 78: ad Amandola, a Comunanza e anche a Sarnano, dove i militi del “IX Settembre” occuparono il palazzo Brandi e l’asilo infantile “marchese Benedetto Costa”. A Sarnano venne dislocato anche un piccolo gruppo di tedeschi. Nelle settimane successive i militi ricominciarono le operazioni mirate al contenimento delle bande armate.

Nel frattempo anche i partigiani organizzarono per la fine di maggio un’azione che aveva l’obbiettivo di annientare l’intero presidio stabilitosi a Sarnano. Il 30 maggio i partigiani del gruppo di Piobbico, insieme al distaccamento Lucio, al Gruppo Nicolò e al gruppo di Gualdo si adunarono alle Cese, piccolo villaggio addossato alla montagna. Alle prime ore del giorno successivo si diressero in silenzio verso Sarnano. Come convenuto, alcuni uomini si posizionarono con la mitragliatrice presso il poligono di tiro dove tutti i giorni il reparto di militi fascisti andava ad esercitarsi, altri proseguirono verso il paese, anch’essi muniti di mitragliatrice, e si posizionarono sopra il campo sportivo dove un altro reparto faceva di solito esercizio fisico.

L’agguato riuscì a metà. Un reparto si presentò come al solito al tiro a segno, mentre l’altro, decisamente più fortunato, quel giorno rimase in caserma perché il maresciallo che lo comandava aveva passato una notte in albergo con una donna e la mattina non si era svegliato. Così quando capirono che l’appostamento non avrebbe avuto fortuna, i partigiani si spostarono dal campo sportivo e si diressero verso il palazzo Brandi. Iniziarono a sparare alle finestre dove alcuni fascisti erano affacciati poiché richiamati dalla sparatoria al poligono. Lì l’agguato era riuscito e aveva comportato l’uccisione di 8 fascisti e il ferimento di altri 12. Per errore rimasero uccisi anche due partigiani del “1° Maggio”: l’inglese George Godfrey e lo slavo Dusan Labovic. In realtà sul numero di fascisti morti durante lo scontro esistono differenti ricostruzioni: per alcuni si tratterebbe di una cifra decisamente maggiore che si aggirerebbe intorno ai 45 uomini. I morti verranno onorati con solenni funerali.

Subito dopo l’accaduto, venne mandata da Macerata una compagnia della GNR per un’immediata azione di rastrellamento che alla fine non verrà eseguita. I partigiani avevano già ripiegato verso le rispettive provenienze. ≪Il 31 maggio rappresentò per il movimento antifascista e patriottico sarnanese e marchigiano una sorta di risarcimento per la funesta aggressione patita due mesi prima≫ (Giacomini, 2008, p.210).

Era il 20 giugno quando a Sarnano giunse la notizia che Fermo era stata liberata. Dato che anche lì, dal giorno precedente non si vedevano più in giro soldati nazifascisti, la gente si riversò in strada per festeggiare, mentre partigiani del battaglione “1° maggio” entravano nel paese. Si tenne una manifestazione in piazza Perfetti dove ebbero un incontro il presidente del Comitato di Liberazione di Sarnano, Zeno Rocchi, e il commissario prefettizio, Arturo Tirabassi. Quest’ultimo era sfollato da Roma e aveva assunto quel ruolo dopo che altri due funzionari delle prefettura si erano dati alla fuga. Aveva svolto il compito cercando di barcamenarsi con moderazione tra i partigiani e i nazifascisti. Divenne il primo Sindaco della Liberazione.
Il 21 giugno 1944 arrivarono anche a Sarnano i reparti della “Nembo”.

Bibliografia
A. Ghiandoni, Ciò che vidi e udii a Sarnano (1943-’44-’45), Mierma, Camerino 1997.
L’occupazione nazifascista di Sarnano” in R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008, p.205-210.
M. Salvadori, La Resistenza nell’anconetano e nel piceno, Istituto per la storia del movimento democratico e repubblicano nelle Marche, Ancona 2005.