Monastero

Il tenente Augusto Pantanetti raggiunse Monastero di Cessapalombo il 23 settembre 1943. Nelle settimane successive si organizzò intorno alla sua persona un numeroso gruppo di partigiani che assunse il nome di “Bande Nicolò”.

Il 22 marzo 1944, dopo l’eccidio di Montalto, i tedeschi mossero alla volta di Monastero, dove però trovarono i partigiani preparati ad attenderli. Sopra il villaggio era posizionato il gruppo Nicolò, mentre nella parte iniziale della vallata, dove corrono i sentieri di accesso al paese, erano collocati, da una parte, i partigiani del gruppo “201” comandati da Acciaio e, dall’altra, i partigiani del gruppo Vera di San Ginesio. Fu una giornata di aspri combattimenti; i partigiani riuscirono a mantenere le loro posizioni e a respingere l’attacco procurando numerose perdite ai tedeschi che, esaltati dal fenomeno di violenza appena vissuto a Montalto, non si aspettavano una resistenza così energica. Sia protagonisti dello scontro che storici come Salvadori e Mari sostengono con dubbia precisione che i nazifascisti perdettero intorno ai 148 uomini, mentre i partigiani solo trentaquattro. Al di là della correttezza delle cifre, quel che è certo è che lo scontro venne percepito dai partigiani come un grande successo.

Dopo i combattimenti di marzo e aprile, il gruppo bande Nicolò si posizionò presso il convento dei frati clareni nel pendio di un monte che sovrasta il fiume Fiastrone, in una zona meno accessibile e più facile da difendere: le grotte di Monastero. Qui il gruppo rimase fino al 12 maggio del ‘44. I tedeschi più volte perlustrarono la zona senza riuscire a trovare la posizione dei partigiani. Tuttavia la sera del 10 maggio, un partigiano uscito in pattuglia con altri compagni per fare provviste, a causa della nebbia si disperse e s’imbatté nei tedeschi che lo fecero prigioniero e se ne servirono per conoscere le posizioni. Così, con il prigioniero in testa, la notte fra il 12 e il 13 maggio 1944, i tedeschi e i fascisti iniziarono la manovra di avvicinamento. I partigiani erano già in preallarme, quindi riuscirono a spostarsi in tempo in posizioni più protette e defilate. L’accostamento nemico procedette con lentezza cosicché il comandante Pantanetti, preoccupato del possibile procrastinarsi del combattimento al mattino, decise di forzare gli eventi e scese verso i tedeschi per costringerli a dare inizio ai combattimenti. Dal quel momento lo scontro non si arrestò più fino al mattino, quando i tedeschi si decisero per la ritirata. Tra i partigiani vi furono quattro feriti tra cui, come ricorda Augusto Pantanetti, anche Mario Del Missier, colpito in maniera grave ad una spalla: ≪Sento lontano il primo dei tanti colpi che partono e, gridando “a terra, a terra” con tutto il fiato , mi lancio scaraventando Vittorio in avanti. Gli sono addosso, ma sopra di me è colpito caduto Mario Del Missier, il Vice Comandante≫ (Pantanetti, 1973, p.197).

Frammento di intervista a Mario Del Missier, vicecomandante del gruppo partigiano “Bande Nicolò”, è stato uno dei protagonisti della battaglia alle grotte di Monastero, nella quale è rimasto ferito. Il video è tratto dalla raccolta ARCHIVI DELLA RESISTENZA.

 

 

Bibliografia
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.
A. Pantanetti, Il Gruppo Bande Nicolò e la liberazione di Macerata, Argalia, Urbino 1973.