Amandola

Verso il 20 settembre una ventina di ufficiali e graduati dell’esercito italiano costituirono il primo nucleo di resistenti inquadrando elementi del gruppo antiparacadutisti di Amandola. Dell’esistenza del gruppo vennero subito a sapere i tedeschi, che già ai primi di ottobre svolsero una serie di perlustrazioni del territorio tra Amandola, Montefortino e Comunanza, alla ricerca di armi e sbandati. Il 2 ottobre il partigiano Angelo Biondi venne catturato dalle forze nazifasciste e fucilato nella piazza di Amandola perchè in possesso di una pistola. Il fatto comportò l’immediato sbandamento del gruppo: alcuni soldati decisero di fare ritorno a casa, altri si ritirarono sui contrafforti del Monte Priora.

Successivamente giunse ad Amandola il colonnello di stato maggiore Paolo Petroni, proveniente direttamente da Roma. La sua missione era tenersi a disposizione del ≪comitato militare≫ per l’Italia occupata, diretto dal colonnello dei carabinieri Cordero di Montezemolo, a sua volta in contatto con il comando dell’esercito regio di Bari. La scelta cadde sulla città di Amandola e sulla zona dei Sibillini in quanto l’autista di Petroni era di quelle parti e per questo sarebbe stato in grado di nasconderlo e di procurargli i primi incontri per organizzare la guerriglia antitedesca e antifascista. Nella zona di Amandola, Petroni si mise in contatto con varie persone, tra cui il tenente Mario Cassio di Macerata che stava perlustrando la montagna picena alla ricerca di uomini con cui formare un gruppo partigiano. Il tenente si mise a disposizione del superiore e su precisi ordini di Petroni, Cassio stabilì i primi collegamenti con il Comitato di Liberazione di Fermo e Macerata, rispettivamente nella persona di Leone Bernardi e di Mario Fattorini (Balena, p.73 e segg).

Il colonnello Petroni diede anche una nuova organizzazione al gruppo partigiano della zona di Amandola, il cui comando fu affidato al capitano Alfredo Tamiglio. Il numero degli uomini aumentò di settimana in settimana ma la mancanza di armi rendeva difficile attaccare i tedeschi che transitavano lungo la statale 78 per Macerata. In seguito il comando si spostò tra Villa Corazza e Villa Suitullo nel circondario di Amandola, per stabilirsi infine a Villa Rovitolo di Montefortino.

Alla fine del mese di gennaio 1944 venne deciso di occupare militarmente Montemonaco e Montefortino per consentire agli uomini, ormai un distaccamento di circa 200 elementi, di superare il rigido inverno. La formazione prese il nome di Battaglione Batà, in ricordo del tenente Mario Batà, fucilato dai tedeschi nel campo di Sforzacosta il 20 dicembre 1943. I partigiano svolsero molte azioni di sabotaggio, soprattutto delle strade, delle linee telefoniche e telegrafiche nei dintorni di Montemonaco, Comunanza e Amandola. Queste zone erano tenute d’occhio dai tedeschi, che trovavano appoggio anche in diverse spie locali; una di queste venne fucilata a Marnacchia di Amandola il 28 gennaio (Balena, p.176 e segg).

La precarietà della vita durante la seconda guerra mondiale ha segnato tutti indistintamente: militari e civili, di qualsiasi condizione ed età. Le storie di uomini e donne comuni si sono intrecciate con la Storia, rimanendone spesso sconvolte. Anche nella piccola città di Amandola si sono verificati numerosi episodio di tal genere. Prendiamo la storia di quel contadino della frazione di Verri, morto per pura fatalità: ≪Dopo il ponte, mentre io e l’amico Carucci eravamo fermi alle prese con una ruota che si era forata, sopraggiunse un’autocolonna di tedeschi. il motociclista di scorta ci chiese con garbo se avevamo bisogno di qualche cosa e si accorse che a poche centinaia di metri un colono correva per cose proprie verso la propria abitazione, impugnò la sua arma e fece fuoco. Quel povero uomo rimase ucciso sul colpo. Il camerata non si scompose, ci salutò con il solito garbo e con freddezza riprese la sua strada≫ (Giacomini, 2008, p.301).

Bibliografia
S. Balena, Bandenkrieg nel Piceno (settembre ’43 giugno ’44), Ascoli Piceno [s.d.].
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.