Montemonaco

Dopo Rovetino, i rastrellamenti tedeschi del marzo del 1944 continuarono nella zona di Montemonaco, nel cuore dei monti Sibillini. Nella notte tra il 17 e il 18 marzo oltre mille nazifascisti partirono da Ascoli alla volta di Montemonaco con l’obiettivo di aggirare tutta la zona compresa tra Montegallo e le sorgenti del Tenna. Lungo la strada la colonna si divise in due in modo da accerchiare il paese: alcuni risalirono il corso dell’Aso con direzione Foce, altri proseguirono per Amandola e Montefortino dividendosi a loro volta in due gruppi: uno seguiva la strada provinciale per Montemonaco, l’altro risaliva a Mezzacosta passando per Madonna dell’Ambro. Proprio quest’ultima colonna, a causa della neve, fece ritorno a Montefortino, lasciando così ai partigiani un provvidenziale varco verso il fiume Tenna e l’Infernaccio.

Gli abitanti di Montemonaco furono avvisati dell’avanzata tedesca da una staffetta inviata da una pattuglia di patrioti dislocata a San Giorgio all’Isola. Terrorizzati e privi di armi sufficienti per affrontare lo scontro, in molti abbandonarono il paese. Quelli rimasti furono rastrellati dai tedeschi ed ammassati sotto il loggiato del municipio. Uno di essi, la guardia municipale Cesaretti, rivelando di possedere in casa l’unica arma presente nel paese, fu colpito a morte insieme con il figlio. Cadde anche il giovane Enrico Bellesi.

Intorno alle 9 di mattina, un gruppo di partigiani partiti nella notte da Montemonaco, affrontarono a Tofe la colonna tedesca che avanzava. Lo scontro a fuoco durò circa un’ora e mezza: caddero sul campo Angelo Rinelli e Adolfo Zocchi. Altri dieci partigiani vennero catturati, malmenati e fucilati sotto un albero al bordo della strada. Ma il loro intervento salvò gli uomini di Foce e rese possibile ad altri di ripiegare per Valle Grascia verso Montegallo, dove il gruppo di Bruno De Santis e dei fratelli Roiati li accolse. Alla fine dello scontro si contavano decine di morti tra i partigiani e i nazifascisti.

Bibliografia
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G. Mari, Guerriglia sull’Appennino. La Resistenza nelle Marche, Argalìa, Urbino 1965.