Ostra

Ostra si trova nella valle del fiume Misa che a partire da Arcevia giunge attraverso Ripe, Castelcolonna, Monterado, Corinaldo, Barbara, Ostra Vetere, Castelleone di Suasa, Montecarotto, Serra dei Conti, fino a Senigallia.
A fine settembre 1943 i dirigenti del Pci anconetano affidarono ad Alberto Galeazzi (Alba) il compito di andare nella valle del Misa ad organizzare la Resistenza. Nel mese di ottobre a Ostra, come in altre località della vallata, si costituì un Gap.
Intanto sul finire del 1943, in città erano arrivati numerosi sfollati provenienti da Ancona che aveva subito devastanti bombardamenti in ottobre e novembre. Tra la fine dell’anno e l’inizio del 1944, il Gap di Ostra compì numerose azioni di disturbo. Le riunioni del gruppo avvenivano spesso in paese, a casa di Luigi Pirani, ma vi era l’idea di trasferirsi al più presto in montagna, ad Arcevia per raggiungere gli altri partigiani. Tuttavia la mancanza di armi sembrava ritardarne lo spostamento. Il 28 gennaio Pietro Brutti, il comandante del Gap, Alessandro Maggini, il commissario politico, vennero coinvolti in un conflitto a fuoco nella piazza centrale.

I tedeschi intensificano la presenza in paese e per Maggini e Brutti, la necessità di andarsene sui monti diventava sempre più pressante, anche per non mettere in pericolo la popolazione. La mancanza di armi li indusse a compiere, insieme ad altri, tra cui Alberto Galeazzi, due azioni di attacco alle caserme dei carabinieri: il 2 febbraio a Ostra e il 4 a Belvedere Ostrense.
I tedeschi iniziarono allora a rastrellare la zona e la mattina del 6 febbraio, Pietro Brutti, Alessandro Maggini e Amedeo Galassi, il vice comandante del Gap, vennero catturati, probabilmente traditi da una staffetta (Salonna 2008, pp. 138-139). Maggini fu trovato in possesso di una relazione dattiloscritta, probabilmente destinata al Cln di Ancona, da cui emergeva che alcuni carabinieri non avevano ostacolato l’assalto alla caserma di Ostra (Salonna 2008, p. 139). Dopo un processo sommario, vennero portati sotto il muro di cinta del paese e lì fucilati. I tre vollero al collo nel momento della fucilazione i fazzoletti rossi, che furono consegnati alle famigli ad esecuzione avvenuta. Prima di morire i tre poterono scrivere un’ultima lettera, due furono consegnate ai familiari, quella di Alessandro Maggini, invece, non fu mai trovata. Dopo l’uccisione dei tre partigiani, il Gap di Ostra si riorganizzò con il nome di distaccamento Maggini. La sera del 3 maggio una parte del distaccamento parti per Monte Sant’Angelo di Arcevia per poi ripartire il giorno successivo, insieme ad altri per San Donnino. Ma trovarono la morte nella notte su Monte Sant’Angelo in un rastrellamento feroce (Ciarmatori 1975, p. 124).

Il 29 luglio gli alleati liberarono Ostra, il 30 giunsero a Senigallia, il 4 agosto a Ostra Vetere, mentre uomini della divisione Nembo raggiungevano Serra dei Conti e i soldati del 3° reggimento alpini liberavano Barbara.

Bibliografia
C. Ciarmatori Bibi, Arcevia e la sua valle nella Resistenza, Argalia, Urbino 1975.
A. Galeazzi (Alba), Resistenza e contadini nelle carte di un partigiano (1919-1949), Argalia, Urbino 1980.
M. G. Salonna, Fazzoletti rossi. Tre vite diverse una scelta in comune: ribelli. Ostra 6 febbraio 1944, Affinità elettive, Ancona 2008.
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.