Loreto

Dal 1943 fino alla liberazione, Loreto si trovò a dover affrontare gravi problemi di natura economica e sociale legati oltre che alla guerra alla presenza di numerosi sfollati provenienti soprattutto dalle città di Jesi e Ancona. Alla carenza di alloggi si accompagnava la particolare mobilità della popolazione che caratterizzava nel corso dell’anno il paese, sede di varie convivenze civili e militari, e mèta di un gran numero di pellegrinaggi e treni bianchi che la guerra non aveva scoraggiato (Sampaolesi 2008, pp. 57-58). A gennaio del 1944 gli abitanti arrivarono ad essere più di diecimila, circa tremila in più dei residenti. Pertanto il problema dell’approvvigionamento dei generi di prima necessità, già difficoltoso nei primi mesi del 1943, divenne una drammatica emergenza (Sampaolesi 2008, p. 61). L’extraterritorialità di cui godeva la S. casa di Loreto, in quanto proprietà della S. Sede, costituì un fattore di grande attrazione per molte persone dei comuni limitrofi, che raggiunsero il paese sperando di essere al sicuro dai bombardamenti aerei. Gli sfollati non privilegiavano le campagne, ma il centro città, considerato inviolabile. Tale posizione venne in effetti ufficialmente riconosciuta in data 31 ottobre 1943 dal Comando generale delle Forze Tedesche in Italia (Sampaolesi 2008, p.70). Nonostante ciò la città subì bombardamenti, soprattutto contro la stazione ferroviaria, per interrompere gli approvvigionamenti e le comunicazioni.

La Resistenza a Loreto era fortemente legata alla presenza di sfollati provenienti da molte parti della regione, i quali spesso furono organizzatori e protagonisti dei due Gap. Noti esponenti dell’antifascismo regionale si trovarono a vivere temporaneamente a Loreto fin dai primi giorni del 1944. Tra questi vi erano: Franco Patrignani, comunista e primo sindaco di Ancona dopo la liberazione, Ermenegildo Catalini, perseguitato politico e attivo nella Resistenza, Plinio Canonici, fondatore del partito popolare e perseguitato dal fascismo.

All’inizio del 1944 i Comandi tedeschi erano collocati a Osimo e Recanati, pertanto la presenza delle forze di occupazione era perlopiù di transito, tuttavia gli abusi e le violenze compiute erano sempre meno tollerate dalla popolazione. In prossimità dell’estate, anche a Loreto fu costituito un comando di piazza.

La Resistenza a Loreto iniziò mediante la costituzione di due GAP. Uno formato da comunisti e guidato da Nazzareno Montanari e uno invece in stretto collegamento con il GAP di Porto Recanati, guidato da Paolo Brancondi. Si creò un clima di significativa collaborazione tra i due gruppi i quali, nel mese di giugno, sotto la guida di Paolo Brancondi, misero a segno numerose azioni insieme, A maggio si costituì il CLN locale formato da Luigi Brugè (comunista), Tullio Martella (democratico-cristiano), Alfredo Quadri (socialista),Vasco Vannetti (azionista).

Il 28 giugno Paolo e Bruno Brancondi vennero arrestati insieme a Luisa Gribaudo (moglie di Paolo) e a Luigi Corti. Furono torturati e malmenati con l’accusa di essere membri della Resistenza e comunisti. Il 30 giugno fu affisso un bando davanti ai casa Brancondi in cui si diceva che se alcuni partigiani, tra cui il medico Franco Patrignani, il monsignor Delattre e Nereo Alfieri, non si fossero presentati il giorno successivo, i prigionieri sarebbero stati fucilati. In realtà i due fratelli Brancondi erano già stati uccisi la notte precedente lungo la statale che da Loreto conduce a Porto Recanati. Le responsabilità di Harry Hoppe e di altri ufficiali della 278° divisione di fanteria di stanza a Castelfidardo non furono perseguite, pur essendo emerse già all’indomani dei fatti, attraverso numerose testimonianze orali e scritte depositate all’autorità giudiziaria, in maniera chiara nomi, circostanze e riferimenti precisi.

Il 1° luglio la città fu liberata dalle truppe polacche. Il nuovo sindaco di Loreto, Plinio Canonici, il giorno di insediamento della giunta, il 3 luglio, apri i lavori con il ricordo dei fratelli Brancondi, a testimonianza del dolore e della costernazione che la vicenda aveva provocato in città.

I corpi di Paolo e Bruno Brancondi furono ritrovati il 13 luglio.

Bibliografia
M. C. Sampaolesi, Paolo e Bruno Brancondi. Guerra e Resistenza a Loreto, Loreto 2008.
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.