Val Musone

Eccidio

Nella Valle del Musone, che si estende tra le provincie di Ancona e Macerata, nell’arco di appena due giorni, alla fine del mese di giugno 1944, un unico reparto di militari tedeschi guidati da un tenente delle SS perpetrarono l’uccisione di 26 civili.

Erano le 16 del 29 giugno quando 40 militari tedeschi, a bordo di quattro automezzi, raggiunsero la frazione Montalvello di Apiro. Battute una a una le case della zona, furono prelevati sei uomini e uccisi sul momento con raffiche di mitra. Altri quattro vennero chiusi in un deposito di legna, poi dato alle fiamme. Ma fortunatamente questi riuscirono a fuggire.

Da lì si diressero verso Staffolo. Secondo il racconto del commissario Krüger Berti erano circa le diciassette e trenta quando lui con altri compaesani, con cui stava chiacchierando nella piazza centrale, videro del fumo provenire da Montalvello (Rosini, 2011, p.66 e segg). Allarmati, in molti lasciarono il paese nascondendosi nelle campagne. All’arrivo dei tedeschi, intorno alle diciotto e trenta, Berti era praticamente solo ad aspettarli. Il tenente tedesco gli intimò di consegnare immediatamente “sette partigiani o sette comunisti” da fucilare. Visto che il commissario insisteva col dire che nel paese non c’erano né gli uni né gli altri, il tenente ordinò ai suoi di far scendere da uno degli automezzi sette uomini che in pochi secondi vennero uccisi. I giovani provenivano dal campo di internamento di Sforzacosta di Macerata, in quei giorni sgomberato. Probabilmente non potendoli portare con loro, preferirono liberarsene compiendo nel medesimo tempo un’azione intimidatoria e terroristica davanti alla popolazione (Giacomini, 2008, p.184).

Prima di andarsene il tenente intimò a Berti di lasciare esposti i corpi per 48 ore (saranno invece sepolti in serata) e di affiggere per le vie del paese i manifesti, contenenti le motivazioni dell’eccidio, che gli stava consegnando. Allora, Berti si trovò in mano dei manifesti con l’intestazione Comune di Filottrano, senza pensarci troppo lo fece presente e ne ricevette degli altri intestati Comune di Staffolo.
A quel punto la colonna tedesca lasciò il paese e si diresse verso Cingoli, dove nei pressi del cimitero furono uccisi gli altri tre giovani ostaggi rimasti nel camion. Era ormai il tramonto.

Il giorno successivo, alle 5 del mattino, lo stesso reparto si recò a Filottrano dove rastrellarono a caso dieci uomini e li uccisero.

La maggior parte degli studiosi sono oggi concordi nel ritenere tutti questi fatti non degli eventi isolati, o strettamente connessi ad altre azioni locali, bensì rientranti in un’unica strategia: quella del terrore. L’obbiettivo tedesco è quello di terrorizzare le popolazioni e interrompere il rapporto di solidarietà tra esse e i gruppi partigiani, data soprattutto la vicinanza della linea del fronte e la necessità di avere la massima libertà di movimento, specie alla vigilia della battaglia per il possesso della città di Ancona (Carassai, 2012, p.304).

Bibliografia
M. Carassai [et al.], (a cura di), Le Marche, i marchigiani, le guerre, il fascismo, la resistenza, la repubblica (1915-1946), Affinità elettive, Ancona 2012.
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.
P. Rosini, G. Tesei, L’altra guerra. Le memorie di Krüger Berti. L’eccidio della Val Musone, Affinità elettive, Ancona 2011.