Vilano – Palcano

Nell’inverno ’43-’44 le formazioni partigiane della provincia pesarese e urbinate cominciarono a muoversi in modo capillare su tutto il territorio: nel mese di febbraio fino alla prima settimana di marzo furono effettuate decine di azioni di rilievo (Mari, 1964 p. 38 e ss.). La situazione alimentò un clima di allarme soprattutto tra le forze fasciste, i cui presidi si stavano dimostrando inadeguati nel garantire il transito sulle strade. Chiesti rinforzi a truppe specializzate in antiguerriglia, sarebbero di lì a poco iniziate nella regione ramificate operazioni di rastrellamento, al fine di annientare l’attività partigiana in montagna e in città.

Una delle prime azioni si verificò il 24 febbraio in località Palcano a monte di Cantiano e vide protagonista il distaccamento Picelli. Oltre un centinaio di guardie repubblichine giunse all’improvviso, sul far dell’alba nell’abitato di Pontedazzo, destando il vivo allarme della gente del luogo che si riversò in strada. Da lì si diressero verso la zona tenuta dal Picelli facendosi precedere da alcuni ostaggi prelevati a Palcano dove, secondo la loro strategia del terrore, spararono all’impazzata, uccidendo un giovane del luogo. I partigiani, avvertiti dagli spari, attesero sulle posizioni di combattimento. La lunga colonna si diresse poi verso S. Polo. La nebbia occultò ogni cosa favorendo i partigiani che aprirono subito il fuoco non appena il vento la spazzò via. Un piccolo gruppo composto da italiani e slavi, attestato sulla cima di una altura chiamata “Il Cappone”, aveva in consegna l’unica mitragliatrice di cui in quel momento disponeva il distaccamento. L’intervento di questa squadra fu di molta efficacia per falcidiare e scompaginare le colonne nemiche (Mari, 1964 p. 39 e ss.). Il combattimento si concluse nel giro di un’ora, con alcuni fascisti morti e il resto che tentava di ritirarsi per non subire ulteriori perdite. Alla fine i partigiani presero ad inseguirli, senza però una vera intenzione di raggiungerli: camminavano e sparavano defilati dalle colline, intonando canti di lotta. Ma questi raggiunsero attraverso l’eco delle montagne i fascisti, ormai arrivati a Pontedazzo, e gli fecero credere che i partigiani fossero lì vicino e che imminente sarebbe stato l’accerchiamento. Per questo si diressero velocemente agli autocarri e lasciarono il paese, sotto lo sguardo divertito della popolazione.

Bibliografia
G. Mari, La Resistenza in Provincia di Pesaro e la partecipazione degli Jugoslavi, Comune – Amministrazione provinciale, Pesaro 1964.
Provincia di Pesaro e Urbino, Anpi Provinciale, La 5^ Brigata Garibaldi “Pesaro”, Pesaro 1980.