Fiastra

Nel corso dei mesi in cui si consumò la guerra civile e d’occupazione, il territorio di Fiastra divenne ricettacolo di numerosi renitenti e sbandati, a cui le tante famiglie di contadini aprirono le proprie case, rischiando l’incolumità in nome della libertà. Nella zona gravitarono molti gruppi partigiani: la banda di Piobbico, il “201” di Acciaio, ma soprattutto la banda di Fiastra. In seguito “Gruppo 202”, quest’ultima si costituì nell’ottobre 1943 sotto la guida del maggiore Antonio Ferri. Dopo la riorganizzazione della Brigata Spartaco, nel mese di giugno 1944, il gruppo si trasformerà in Battaglione Capuzi. Già nelle prime settimane i suoi partigiani compirono molte azioni: in particolare, aprirono alla popolazione gli ammassi della lana a Polverina e Pontelatrave e fornirono assistenza ai numerosi prigionieri in transito.

Il 20 marzo, sulla base delle informazioni fornitegli da diversi delatori, i nazifascisti di Camerino e Muccia compirono una vasta azione di rastrellamento nella zona di Fiastra. Stando al racconto di Boccanera, nel dicembre precedente un sedicente sbandato tedesco, tale Hans Schwanzig, entrò nella banda di Fiastra e partecipò a varie azioni. Alcuni atti sconsiderati che commise a Camerino provocarono il suo arresto che portò all’identificazione del soggetto per tale Alcide Cacciamano di Pisa. Ottenuta in qualche modo la liberazione, passò dalla parte dei tedeschi: «Non sappiamo quanto egli abbia potuto nuocere alla causa dei Patrioti; ma forse anche alle sue delazioni è dovuta la spedizione nazifascista a Fiastra il 20 marzo, mentre è certo che fu promossa dalla denuncia del noto Algenio Mariani del posto alle autorità nazifasciste, come risulta dal suo carteggio caduto nelle mani dei Partigiani» (Boccanera, 1994 p. 9).

In ogni modo quella mattina partirono da Frontillo e da Polverina diverse centinaia di militi. I patrioti per evitare rappresaglie contro la popolazione si erano ritirati sulle montagne vicine, completamente innevate. Le truppe nazifasciste piazzarono i mortai nella frazione di Cicconi e nella località di Poggio, poi iniziarono il rastrellamento. Durante l’azione rimasero uccisi Ennio Carradori e Vincenzo Sestili. La casa dei fratelli Ferri fu data alle fiamme dopo essere stata saccheggiata. La stessa sorte toccò all’abitazione di un altro partigiano, Ricci. Alcune squadre si erano dirette a Fiume, Fiegni e Podalla. Gli uomini del “202” da Podalla, dove erano ripiegati, tentarono di accerchiare i militi, che dopo aver incendiato altre case lungo la strada, a metà pomeriggio fecero ritorno a Fiastra (Tolentino e la resistenza nel Maceratese, 1964 p.304).

Solo due giorni dopo si consumò l’eccidio di Montalto e il duro scontro a Monastero. Nonostante le difficoltà e le perdite subite nelle ultime settimane, dopo un periodo di sbandamento, il Gruppo “202” riprese la sua attività. Per prima cosa, si trasferì a Fiungo nelle case Micozzi-Ferri.

Il 12 maggio un gruppo di fascisti provenienti da Sarnano, dopo aver superato il monte Ragnolo, Bolognola e Acquacanina giunse a Fiastra. Lo stesso giorno fu effettuato l’attacco contro le Grotte dei Frati.

Nell’Abbadia di Fiastra fu istituito dal 1° giugno 1940 un campo di internamento in particolar modo per ebrei italiani e stranieri, che rimase in funzione fino al 30 settembre 1943.

Bibliografia
AA.VV., Tolentino e la resistenza nel Maceratese, Accademia Filelfica, Tolentino 1964.
G. Boccanera, Sono passati i tedeschi. Episodi di guerra nel Camerinese, Università degli Studi di Camerino – Centro Interdipartimentale Audiovisivi e Stampa, Camerino 1994 (I ed. 1945)
R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2008.
A. Pantanetti, Il Gruppo Bande Nicolò e la liberazione di Macerata, Argalia, Urbino 1973.