Plinio Canonici

Jesi 22 agosto 1893 – Ancona 18 gennaio 1959

Sotto l’influenza di don Battistoni e di don Cappannini inizia giovanissimo la sua militanza nel movimento cattolico. A 16 anni è segretario del circolo giovanile “Don Albertario. Due anni dopo è redattore de L’Ora presente di ispirazione murriana e corrispondente di giornali cattolici nazionali. Nel 1915 è gerente responsabile dell’ L’Aurora, organo dei circoli giovanili cattolici della vallesina e de Il contadino, organo della Federazione delle unioni agricole cattoliche. Comincia nel 1913 la sua attività sindacale nell’Ufficio cattolico del lavoro e a fianco dei contadini in sciopero.
Durante la guerra lascia Jesi, dove già c’è una tipografia cattolica e ne apre un’altra a Osimo. Trasferitosi qui, assume la direzione de La Verità, foglio diocesano e de La Favilla, più militante, in polemica con l’anticlericale La Sentinella. Nel giugno del 1917 si diletta anche a scrivere un racconto a puntate dal titolo Senza profumo, nel quale si critica l’influenza negativa del cinematografo sui comportamenti di giovani donne. Più impegnato è invece nel 1919 allorché pubblica diversi articoli in appoggio alla occupazione e alla riduzione dell’orario di lavoro.
Tra i fondatori del Ppi, Canonici ne interpreta l’anima sociale, non lontano dalle idee di Miglioli, che esprime sul periodico della locale sezione del partito, La Torre. In questo periodo continua il suo impegno sindacale e nel luglio del 1919 guida la lotta contro il caroviveri. A ottobre è tra gli organizzatori dello sciopero dei contadini e gira tra Castelfidardo e l’osimano a tenere comizi a nome dell’Unione del lavoro di Ancona, aderente alla Cil. Le manifestazioni si concludono a ottobre con la conquista di un nuovo patto colonico. Nell’occasione polemizza pubblicamente con il segretario della Cdl di Ancona, Angelo Sorgoni, che, a suo avviso, si è appropriato della vittoria e vorrebbe continuare la lotta anche dopo la cessazione dello sciopero.
Anche a seguito del successo elettorale del Ppi, tra la fine del 1919 e i primi mesi del 1920 C. è fatto oggetto da parte de La Sentinella di pesantissimi attacchi sul piano personale, ai quali, su sollecitazione della stessa direzione osimana del Ppi, risponde con la querela. E proprio nel febbraio del 1920 è chiamato a dirigere l’Unione del lavoro di Ancona, a riconoscimento del suo impegno sindacale. Qui si trova a combattere su due fronti: da un lato le chiusure dei proprietari e, dall’altro, la concorrenza della cdl, soprattutto tra i contadini, tentati in più di un caso a traslocare verso le più combattive leghe rosse, in un’epoca in cui la rivoluzione può apparire più affascinante della non semplice piccola conduzione privata. In proposito significativo è, in aprile, il contraddittorio a Camerano con il contadino Antonio Ragnetti e il socialista Guido Molinelli, dove si arriva a confrontare socialismo e cristianesimo proprio partendo dal diverso modo di intendere le lotte dei contadini. In questo occasione, come in altre, però, C. (che pure nella campagna elettorale del 1921 è oggetto di violenze da parte dei militanti della sinistra) non esclude contaminazioni e alleanze tra cattolici e socialisti, purché questi abbandonino le idee rivoluzionarie.
Come giornalista dirige nella primavera del 1920 Il Solco, settimanale dell’Unione del lavoro di Ancona e fino al settembre del 1921 è gerente responsabile de  L’Idea popolare, settimanale provinciale del Ppi. L’anno successivo fonda e dirige Leghe bianche, combattivo periodico del “proletariato cristiano”, chiuso poi definitivamente con l’avvento del fascismo.
Nel 1921 partecipa al Congresso di Torino del Ppi ed entra nel Consiglio nazionale in rappresentanza della corrente di sinistra. Sempre più convinto dell’unità tra i partiti popolari, nell’estate del 1922 vi è da parte sua e del comunista Sante Barbaresi un estremo accenno ad aprire un dialogo in funzione antifascista. Ma è solo un tardivo tentativo di approccio che nell’immediato non può avere conseguenze.
Nel 1925, a causa della malattia della moglie, non può essere a Roma all’ultimo congresso del Ppi e delega l’amico Alberto Canaletti Gaudenti. Nello stesso anno apre ad Ancona un negozio di cancelleria e lavora come agente di assicurazioni. Padre di tre figli, subisce la persecuzione del regime e tra il maggio e il luglio del 1943 finisce anche in carcere. Durante i 45 giorni fa parte della Concentrazione antifascista e poco prima dell’8 settembre viene nominato segretario dell’Unione provinciale dei lavoratori dell’agricoltura.
Membro del Cln delle Marche è il riferimento più importante dell’antifascismo cattolico. E’ tra i fondatori della Dc, da lui intesa come partito dei lavoratori cristiani, classista e non interclassista. Fonda, stampa e dirige nel luglio del 1944 il giornale Libertas (poi Libertà). Qui esprime le sue idee di cattolicesimo sociale quasi radicale, classista e antiborghese, con un’attenzione particolare al mondo contadino, vagheggiando il vecchio sogno di trasformare i mezzadri in piccoli proprietari. Alla fine del 1944 sostiene il patto provinciale tripartito della Dc con il Pci e il Psi, vedendo in queste forze politiche la rappresentanza dei lavoratori, in antagonismo ai partiti “borghesi”, quali il Pda e il Pli.
Garantisce la presenza della Dc nella rinata cdl, non senza contrasti con la componente comunista, come al primo congresso della Federterra, nel settembre del 1945, dove ha un diverbio con Zingaretti proprio sulla questione della proprietà e sul tentaivo dei comunisti di egemonizzare l’organizzazione unitaria. Stretto tra due morse della tenaglia (una Dc che apre al padronato e un Pci poco convinto di un’azione davvero unitaria), vede scemare ogni giorno di più i suoi margini di manovra.
Sindaco di Loreto dopo la liberazione e capogruppo consiliare al comune di Ancona, si batte per la repubblica nel referendum istituzionale. Al secondo congresso provinciale della Dc (Jesi, 8 settembre 1945) è sostituito da Umberto Delle Fave alla segreteria provinciale. La carica di vice che per ora gli resta è l’inizio di un progressivo allontanamento dalla guida della Dc anconetana.

FONTI
Asa, cpc, ad nomen

Scritti su C.: C. Urieli, Cattolici a Jesi dal 1860 al 1930, Nicolini, Jesi 1976; C. Urieli, Canonici, Plinio in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, III/1, Marietti, Casale Monferrato, 1982; R. Marcellini, Il Partito popolare nell’anconetano attraverso lo spoglio della stampa marchigiana e R. Profeti, Alle origini della Dc anconetana in M. Papini (a cura di), Aspetti del movimento cattolico nell’anconetano (1892-1945), Nuove Ricerche, Ancona 1982, pp. 133-174 e 213-262; R. Profeti, La Dc anconetana dopo la liberazione: ascesa e declino della sinistra interna, in <>, 1982, n.3, pp. 5-39; F. Toccaceli, Plinio Canonici (1893-1959), Centro studi don G. Riganelli, Fabriano, QuattroVenti, Urbino 1996; M. Papini, Le Marche tra democrazia e fascismo 1918-1925, Il lavoro editoriale, Ancona 2000; Id., Canonici Plinio, in R. Giulianelli e M. Papini (a cura di), Dizionario biografico del movimento sindacale nelle Marche 1900-1970, Ediesse, Roma 2006, pp. 103-105; Id., Il governo della Resistenza. Il CLN delle Marche, Quaderni del Museo della Liberazione di Ancona, Ancona 2011.

Massimo Papini