Tagliaboschi Tasso

Pergola, 5 gennaio 1886 – Ivi, 26 novembre 1967

Le modeste condizioni della famiglia gli consentono tuttavia di conseguire la licenza elementare. Lavora come barbiere e aderisce al PSI di cui rimane fedelissimo e attivo militante. Nel giugno 1914 prende parte all’agitazione per la “settimana rossa” ed è indagato per i tagli ai fili del telegrafo e per aver costretto i proprietari dei negozi a chiudere i propri esercizi e indotto gli operai a scioperare. Nel 1922 Pergola è investita dalla violenza delle squadracce fasciste che raggiungono il culmine nella primavera-estate. Tiraboschi è tra coloro che cercano di resistere e il 24 giugno è coinvolto in una sparatoria contro un fascista e viene arrestato. Il clima di tensione culmina con l’uccisione di un carabiniere e dell’oste Torquato Buratti e l’arresto, qualche giorno dopo, di tredici antifascisti. Il clima di grave tensione spinge Tiraboschi, nel mirino dei fascisti, a lasciare Pergola e nell’ottobre emigra in Francia, a Nilvange, in Lorena, dipartimento della Mosella, una piccola cittadina vicinissima ai confini con il Lussemburgo e il Belgio che facilitava i passaggi clandestini e le fughe, dove c’era una folta emigrazione italiana che lavorava nelle miniere e nelle fabbriche metalmeccaniche, caratterizzata dalla presenza di una forte organizzazione sindacale e di numerosi rifugiati antifascisti. A Nilvange Tiraboschi risiede a lungo con intervalli di permanenza in Belgio e in Lussemburgo. Fino al 1936 non sappiamo molto della sua attività politica in questo periodo, ma era ricercato dall’OVRA ed è probabile abbia avuto contatti con l’emigrazione antifascista e con il suo partito. Nel 1936 e fino al 1940 intrattiene una corrispondenza con Pietro Nenni interessandosi delle vicende interne al PSI, diviso sul “Fronte unico” con i comunisti, e della costituzione dell’UPI, promossa con forza dal PCI, nel contesto della vittoria del Fronte popolare in Francia. Nella lettera dell’8 luglio 1936 informa Nenni che la polizia aveva preso un elenco degli stranieri presenti al comizio da lui tenuto a Knutange in occasione degli scioperi operai, una situazione che preoccupava i rifugiati per i controlli inevitabili ai quali sarebbero stati sottoposti. Nell’ottobre accorre in Spagna in difesa della Repubblica. È arruolato nel Battaglione “Garibaldi” e poi nell’omonima Brigata, servizio sanitario, con il compito anche di “delegato politico di sezione” e di responsabile dei volontari socialisti italiani; in seguito, è nominato sergente e commissario politico di compagnia addetto al reparto munizionamento. Nei primi mesi del 1938 ottiene una licenza che trascorre in Francia, ad Argelès-sur Mer, vicino al confine spagnolo, ma ad aprile è di nuovo in Spagna e vi si trova ancora nel mese di maggio perché il giorno 15 scrive a Nenni “dal fronte” per comunicargli che farà il possibile per essere presente al congresso della LIDU. Le fonti concordano sul suo rientro in Spagna a settembre ma si può supporre un’ulteriore uscita fra giugno e settembre. Rimane a disposizione del Commissariato generale delle Brigate Internazionali a Barcellona prima di essere inviato al campo di smobilitazione di Torellò, a nord della capitale catalana. Evacuato in Francia, nel gennaio 1939 è internato a Gurs e poi ad Argelès-sur Mer, al forte di Collioure e a St. Ciprien. Nel periodo della detenzione tiene vivi i rapporti con il partito e la corrispondenza con Nenni. Si impegna per migliorare le pessime condizioni degli internati, chiede la loro liberazione da parte del governo francese e sollecita interventi pubblici dell’antifascismo. Nel marzo 1940 per l’interessamento di Nenni e di L. Oscar Frossard, tra i fondatori del PCF nel 1920 e già ministro nei governi di Fronte popolare, è arruolato in una CTE e utilizzato in lavori pubblici e probabilmente militarizzato nel tentativo di bloccare l’avanzata tedesca. Con la sconfitta della Francia è fatto prigioniero dai tedeschi. Non gli venne riconosciuto lo status di prigioniero di guerra, ma di prigioniero politico e deportato in Germania. La mancanza di fonti non consente di stabilire in quale campo ma potrebbe essere stato inviato in Austria nel campo di concentramento di Mauthausen riservato in quel periodo agli antinazisti, ai detenuti comuni austriaci e tedeschi e anche a molti combattenti repubblicani spagnoli internati nei campi francesi. Dopo alcuni mesi lo ritroviamo in Francia dove è possibile sia rimasto fino al termine della guerra. Trascorre in seguito la sua vita a Pergola e rimane un militante socialista anche se per ragioni di età lascia la politica attiva.

Fonti: ACS-CPC, B.564 (1915-1962); Fondazione Nenni, Carteggio esilio, T. Tagliaboschi (25 maggio 1936-31 marzo 1940), 1.1.2.866; www.antifascistispagna,it.

Bibl.: R. Lucioli, Gli antifascisti marchigiani nella guerra di Spagna. (1935-1939), Anpi Marche-Irsmlm, Ancona 1992, p.126; La Spagna nel nostro cuore. 1936-1939. Tre anni di storia da non dimenticare, AICVAS, Roma 1996, p.449; M. Papini, Alessandro Bocconi. Una vita per il socialismo, Clueb, Bologna 2012, pp. 131-132; L. Balsamini-F. Sora, L’anticlericalismo italiano dai moti pro Ferrer alla Settimana rossa (1909-1914. Il caso della provincia di Pesaro-Urbino, in “Nuovi Stidi Fanesi”, 28/2015-2016, p.190; E. Acciai-I. Cansella, Storie di indesiderabili e di confini. I reduci antifascisti di Spagna nei campi francesi (1939-1941), Quaderni Isgrec 05, Effigi, Arcidosso 2017, pp.107,115-116, 118-119.

(E. T.)