Rinaldi Rinaldo

Fossombrone, 31 ottobre 1924 – Ivi, 5 luglio 1944

Frequenta le scuole fino alla quarta elementare che abbandona per aiutare la famiglia e apprendere il mestiere di muratore. La sua breve esistenza si consuma nell’arco di pochi mesi dal settembre 1943 al luglio 1944. Era stato richiamato alle armi il 28 agosto 1943 e assegnato al Deposito del74° Reggimento Fanteria di stanza a Pesaro. Dopo l’8 settembre rientra a Fossombrone e non risponderà ai bandi di chiamata alle armi della RSI. Nel febbraio1944 con altri giovani di Fossombrone promuove e organizza un piccolo gruppo armato per compiere attività di sabotaggio contro tedeschi e repubblichini. In realtà l’efficienza militare del gruppo è limitata dalla carenza di armi e dal pericolo derivante dall’agire in un’area molto limitata e dall’essere facilmente riconosciuti, cosa che avvenne in aprile dopo il disarmo di un milite fascista. Rinaldi e il gruppo abbandonano quindi il paese e si nascondono nelle macchie dell’Alta Cesana dove entrano in contatto con Renato Floriani (“Mario”), un tenente di complemento che si era nascosto nell’ex convento di Montebello nel confinante Comune di Isola del Piano. Al Floriani offrono il comando del gruppo che inizialmente denominano “Cesana” e che successivamente, inquadrato nel 1°Battaglione della Brigata Garibaldi “Bruno Lugli”, si chiamerà “Balducci” in ricordo del partigiano Leone Balducci, uno dei migliori, catturato dai tedeschi in uno scontro del 10 maggio e fucilato dai tedeschi assieme ai compagni Gino Barcelli e Sante Gagliardotti nella Piazza d’Armi di Pesaro. Nel Distaccamento Rinaldi si distingue da subito per determinazione e coraggio e gli viene assegnato il comando di una squadra. Il 5 luglio 1944 la squadra di Rinaldi, di ritorno da un’azione, si scontra a ridosso di   Fossombrone con forze tedesche. Nello scontro rimane gravemente ferito ed è nascosto dai compagni nella “chiesetta della cella” situata nella parte più alta del paese nei pressi della cittadella. Ma i tedeschi lo sorprendono mentre la madre e la sorella Augusta avvisate dell’accaduto tentavano di condurlo via. Le due donne furono obbligate a trascinarlo, ormai agonizzante, fino sulla via Flaminia dove fu barbaramente impiccato a un ramo del primo ippocastano del viale che conduceva alla stazione ferroviaria e lasciato esposto al pubblico. Il cadavere, gettato durante la notte sotto un ponte a Tavernelle, venne recuperato dai familiari che gli diedero sepoltura nel cimitero di Montefelcino. Sul luogo, oggi via Don Bosco, è collocato il cippo in ricordo di Rinaldi che era addossato all’ippocastano di recente tagliato per lavori di rifacimento viario. Il suo valore simbolico ha provocato le proteste dell’ANPI che ha ottenuto dal Comune l’impegno a piantumare l’albero dov’era riposizionando il cippo con una targa che rammenti quanto è successo e di celebrare in quel luogo il 25 Aprile. Nel dopoguerra Rinaldi è stato decorato della medaglia di bronzo alla memoria. Il procedimento penale contro i responsabili, in seguito alla denuncia dei familiari, è stato archiviato dal Tribunale militare di La Spezia il 16 giugno 1967. Il fascicolo (99/165, n. di iscrizione al ruolo generale 1696) è stato acquisito dalla Commissione bicamerale di inchiesta sulle cause dell’occultamento di 695 fascicoli d’indagine giudiziaria contenenti le denunce sui crimini nazifascisti ritrovati nel 1944 nell’ “armadio della vergogna” presso la sede della Procura generale militare di Roma.

Fonti: ASPU, Esercito Italiano, Distretto di Pesaro, Foglio matricolare di Rinaldi Rinaldo n.20563; ASAPU, 01-7-84, b.136, fasc. 84-3; www.straginazifasciste.it, Episodio di La Croce, Fossombrone, 5 luglio 1944 (Redattore Chiara Donati, con la collaborazione di Roberto Lucioli).

Bibl.: Comune di Pesaro (a cura di), Brigata Garibaldi “Bruno Lugli”. Relazione sull’attività svolta, Suppl. a “Pesaro”, n.10, luglio 1974, pp.15,27; L. Pasquini-N.Re, I luoghi della memoria. Itinerari della Resistenza marchigiana, Anpi Marche-Irsmlm, Ancona, il lavoro editoriale 2007, pp.196-197.

(E. T.)