Pesaro, 5 febbraio 1908 – Genova, 8 novembre 1952
Esercita la professione di geometra dell’Amministrazione provinciale di Pesaro-Urbino fino al licenziamento provocato dal suo rifiuto di iscriversi al PNF. Ricci, dal 1932, faceva parte della cellula costituita dal PCI a Pesaro città. Lo smantellamento dell’organizzazione comunista in seguito agli arresti del febbraio 1933, il costante pericolo repressivo e la difficoltà a trovare lavoro, lo convincono nel 1936 a trasferirsi a Sanremo dove Wolframo Pierangeli, a sua volta costretto a lasciare Pesaro, aveva impiantato un’impresa edile con prestanome. La vicinanza al confine francese e a Torino gli consentirono di recarsi spesso a Nizza e di stabilire contatti con Egisto Cappellini che risiedeva nel capoluogo piemontese. Nella cittadina francese Ricci riceveva da emissari del Centro estero del PCI materiale di propaganda che Cappellini si incaricava di diffondere. Il 25 luglio 1943 con la caduta del fascismo rientra immediatamente a Pesaro e dopo l’8 settembre si attivò per la formazione di un “Fronte d’Azione” di tutto l’antifascismo fino alla costituzione, i primi di ottobre, del CLN provinciale che lo incaricò dell’organizzazione della GN.Ma la prevista rapidità dell’avanzata degli Alleati, come lasciava supporre il successo dello sbarco di Salerno del 9 settembre, si era invece trasformata in uno stallo sulla linea difensiva tedesca della Gustav. La stagnazione delle operazioni militari, le rappresaglie del nemico e la ricostituzione del PNF e della GNR, diffondevano l’attendismo che poteva essere contrastato solo con l’azione. Si decise quindi di sciogliere la GN e di sostituirla con i GAP per le azioni nelle aree urbane mentre il teatro della lotta armata andava spostato in montagna. Ricci ebbe un ruolo di primo piano nell’organizzazione dei primi due distaccamenti partigiani nella zona del monte Catria i primi di gennaio 1944 e poi nella formazione della V Brigata Garibaldi “Pesaro” della quale il CPLN gli affidò il comando. Agli occhi del gen. Salvatore Melia (“Man”), capo della missione militare inviata dal governo Badoglio, quando lo incontrò per la prima volta, gli apparve come un esperto militare. Quando poi Ricci, alias “Nicola Antonini”, gli rivelò che in realtà era un geometra, Melia non gli credette e sospettò che fosse una copertura adottata per la clandestinità. Impressione che confermò anche in successivi incontri nell’aprile del 1944 in cui rimase sorpreso per il fatto che Ricci non chiedesse denaro, ma armi e munizioni, traendone la convinzione di avere a che fare con un “elemento serio, capace, energico ed attivo”. Nel mese di luglio i comandi Alleati non consentirono alle Brigate partigiane di continuare a combattere una volta incontrato il fronte. Si aprì un aspro dibattito all’interno della V Brigata che contrappose Ricci al comandante del 2° Battaglione, Giuseppe Mari, secondo il quale le formazioni partigiane sarebbero dovute rimanere lungo i rilievi a nord del fronte per facilitare l’avanzata degli Alleati, impegnando il nemico sulla linea Gotica e liberare prima del loro arrivo i principali centri urbani della provincia. Il punto di vista di Ricci non metteva in discussione l’autonomia militare della Brigata e proprio per questo i distaccamenti erano stati invitati a riunirsi nell’area del monte Nerone, ma nello stesso tempo si sarebbe dovuto fornire agli Alleati il massimo della cooperazione risalendo con loro il fronte. È comprensibile quindi la sua amarezza quando il Comando alleato di Umbertide ordinò alla V Brigata di consegnare le armi e in una lettera, che titolò Ingenua illusione, espose il suo più sdegnoso disgusto per il comportamento riservato ai partigiani da parte degli Alleati. Dopo la liberazione di Pesaro Ricci per un periodo si occupò della riorganizzazione del movimento cooperativo provinciale, ma tornò presto in Liguria per esercitare la sua professione.
Fonti: ISCOP, FGM, 01-7-69-b.134, fascc.69,69-1; Ibid., O. Ricci, Ingenua illusuine, 1-27-b.6-fasc.12-15
Bibl.: Il Comandante della Brigata Garibaldi “Pesaro” parla dell’attività partigiana, in “Bandiera rossa”, Organo marchigiano del Pci, n.13, a.II°, 21 agosto 1944; A. Tomasucci, I 45 giorni e il C.L.N., in AA.VV., Pesaro contro il fascismo (1919-1944), Argalìa, Urbino 1972, pp. 128-133; Provincia di Pesaro e Urbino-Anpi Provinciale (a cura di), La 5^ Brigata Garibaldi “Pesaro”, Pesaro 1980; L. Cicognetti-P. Giovannini, Per una storta dell’antifascismo pesarese. Biografie politiche, in P. Giannotti (a cura di), La Provincia di Pesaro e Urbino nel regime fascista. Luoghi, classi e istituzioni tra adesione e opposizione, Il Lavoro Editoriale, Ancona 1986, p. 276; Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, La Pietra, Milano 1987, vol.V, ad nomen; R. Giacomini, Storia della Resistenza nelle Marche. 1943-1944, affinità elettive, Ancona 2020, pp.107,341-342,344-345.
(E. T.)
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