Moscioni Negri Cristoforo

Pesaro, 9 marzo 1918 – Repubblica di San Marino, 9 giugno 2000

 La famiglia, benestante, è molto nota a Pesaro anche per le imprese sportive di Cristoforo, più volte campione italiano di sci. Il nonno paterno Antonio era stato garibaldino e nel 1895-97 deputato radicale eletto nel collegio di Fano, una tradizione politica in seguito coltivata dalla famiglia soprattutto come rigore morale e austerità caratteriale. Nel 1940 e nel 1942, si laurea in giurisprudenza e in Scienze politiche. Richiamato alle armi, il 2 settembre 1940 è ammesso al Corso per allievi ufficiali di complemento presso la Scuola Alpini di Bassano del Grappa (Vicenza). Il 15 febbraio 1941 è nominato sottotenente di complemento assegnato al 6° Reggimento Alpini della Divisione “Tridentina” e in seguito inviato sul fronte russo, un’esperienza drammatica che influirà sulle sue scelte future. Mario Rigoni Stern, il “sergente nella neve”, che lo ebbe come superiore in grado nella sua Compagnia del Battaglione “Vestone”, e durante la tragica ritirata per evitare la sacca del Don – battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943 – così lo descrive: “Il tenente Moscioni che comandava il caposaldo era come noi. Riposava lavorando come i muli, scavava camminamenti con noi durante il giorno e veniva con noi di notte a portare reticolati davanti alla trincea”. Rientra dal fronte russo per essere curato all’ospedale militare di Rimini portandosi dentro una indignazione profonda per l’incapacità e la viltà delle gerarchie militari. A fine agosto 1943 è di nuovo col suo reparto di stanza al Brennero e il 7 settembre, alla vigilia dell’armistizio, si trova sul Garda ed evita la cattura da parte dei tedeschi in uno scenario che percepisce come “un inferno di abiezione, di caos, di miseria”. Intorno alla metà di settembre raggiunge Pesaro. Si apparta e non ricerca contatti con l’antifascismo politico, ma raccoglie preziose notizie sulla costruzione della linea Gotica lungo il delicato terminale pesarese. Per questo si reca a Roma per informarne gli ambienti militari badogliani che presumeva potessero avere contatti con gli Alleati, ma senza risultato. Tra la fine di febbraio e i primi di marzo 1944 rompe gli indugi e si aggrega ai partigiani a Col d’Antico nei pressi di Pietralunga, nome di battaglia “Vittorio”. Il comando della V Brigata Garibaldi “Pesaro” gli assegnò la responsabilità del 3° Battaglione in via di riorganizzazione. Moscioni vi trasferì l’attitudine al comando sperimentata sul Don e ne migliorò l’efficienza e la tattica, secondo i canoni della guerriglia, a iniziare dall’addestramento e dall’intensità degli spostamenti delle squadre per passare con più facilità tra le maglie della rete dei rastrellamenti e frantumare il concentramento delle forze nemiche. I primi di luglio 1944, vive il passaggio del fronte, il disarmo dei partigiani e lo scioglimento della V Brigata, come un trauma provocato dall’illusione di potere affiancare gli Alleati fino alla Gotica, precedendoli per raccogliere informazioni ed eliminando le pattuglie tedesche. Infatti, aveva ritenuto impraticabile che la Brigata rimanesse nell’area tra i monti Catria e Nerone perché non avrebbe potuto sostenere combattimenti manovrati attaccando allo scoperto e non si aspettava né il disarmo dei partigiani e soprattutto che gli Alleati “ci portassero la liberazione come un’offesa manifestando un muro di indifferenza, di ostilità, di rancore e disprezzo”, commenta con amarezza. Poco dopo abbandona il campo di raccolta di Assisi per raggiungere Colle d’Antico e con un piccolo gruppo di partigiani che non avevano attraversato il fronte si aggrega al 2° Battaglione del 7°Gurkha Rifles dell’VIII Armata britannica partecipando alla presa di Tavoleto e allo sfondamento del settore adriatico della Gotica. Nel dopoguerra Moscioni si laurea in medicina e intraprende la professione medica. Si afferma anche come scrittore di successo con due contributi autobiografici: I lunghi fucili – una lucida memoria sul ripiegamento dell’Armir dal fronte russo – e Linea Gotica in cui ripercorre i momenti fondamentali della scelta partigiana e dei suoi sviluppi. Per la partecipazione alla campagna di Russia e alla Resistenza è stato decorato con medaglia d’argento al V.M. e due croci al merito di guerra.

 Fonti: Fonti: ASPU, Esercito Italiano, Distretto di Pesaro, Foglio matricolare di Moscioni-Negri Cristoforo, n.1161; ASAPU,01-7-54-b.131-fasc.54; ISCOP, FGMI, [C.Moscioni.Negri], Relazione sui fatti d’arme compiuti dai reparti del 3° Battaglione della V Brigata Garibaldi nella prima decade del mese di luglio 1944, 1-28-b.6-fasc13-27; Ibid., “Vittorio” [C.Moscioni Negri], Relazione sulla attività del III Battaglione dal giorno 2/7/44 allo scioglimento della V Brigata, 1-27-b.6,fasc. 12-19; partigianiditalia.beniculturali.it/archivio/ (Ricompart).

Bibl.; C. Moscioni Negri, I lunghi fucili: ricordi della guerra di Russia, Einaudi, Torino 1956 (1964), Il Mulino, Bologna 2005; Idem, Linea Gotica, L’Arciere, Cuneo 1980, Il Mulino, Bologna 2006; G. Righetti, Cristoforo Moscioni Negri, comandante partigiano, in “Memoria Viva”, 11/2010, p.39; S. Fara, Cristoforo Moscioni Negri: la lezione storica di un combattente, in “Lo Specchio della Città”, Pesaro, 30 maggio 2019.

(E. T.)