Mattioli Oliviero

S. Pietro in Calibano, 12 gennaio 1910-Pesaro, 10 maggio 2003

Protagonista dell’antifascismo pesarese, noto come “Liviero”, assorbì dall’ambiente e dalla famiglia, il padre mugnaio ai Molini Albani, la madre sarta, quei valori che lo hanno contraddistinto per tutta la vita: l’intransigenza morale, la solidarietà e il riscatto sociale degli umili. Giovane apprendista pittore alla Ceramica Mengaroni, concluso il servizio militare, nel dicembre 1931 ritorna a San Pietro in Calibano e con altri giovani comunisti, tra i quali Giovanni Serafini, Pompilio Fastiggi, Odoardo Ugolini, inizia la militanza antifascista clandestina. Nell’estate del 1932 il gruppo progetta la costituzione di un comitato provinciale con sede a Pesaro e di collaborare con il “ribelli” di Fano: Silvio Battisteli, Remo Rovinelli, Mariano Bertini, Bruno Venturini. Nel mese di luglio il gruppo stabilì un contatto con un emissario del Centro interno del PCI, venne installata una tipografia clandestina e si tentò la costituzione di cellule nei luoghi di lavoro. Per circa sei mesi furono redatti e diffusi volantini ed opuscoli, ma i primi di febbraio 1933 l’organizzazione comunista è smantellata dalla polizia e i suoi componenti deferiti al Tribunale speciale. Dopo dieci mesi di carcerazione preventiva, prima a Pesaro e poi a Roma nel carcere di Regina Coeli, Mattioli fu processato l’11 novembre 1933 e condannato a tre anni. Nel carcere di Civitavecchia conobbe ed ebbe rapporti con diversi comunisti del famoso “processone” del maggio-giugno del 1928, tra cui Terracini, Scoccimarro, Roveda, e conobbe molto bene Giancarlo Pajetta per avere condiviso con lui e altri giovani la stessa camerata. Durante la sua detenzione rifiutò il consenso alla richiesta di grazia inoltrata, a sua insaputa, dai genitori al Ministero competente. Rimesso in libertà il 28 settembre 1934 per intervenuta amnistia, ma sottoposto a libertà vigilata, dopo pochi mesi riprese i contatti con il partito per stabilire collegamenti con i comunisti di Fano e di Pesaro falcidiati dalle condanne o al confino. Durante la guerra d’Etiopia furono stampati e diffusi diversi volantini contro l’aggressione fascista scritti da Mattioli. Si riuscì a costituire anche una cellula alla fonderia Montecatini dove il sindacato fascista era stato infiltrato da alcuni militanti del PCI. Ma nel febbraio del 1936 la cellula della Montecatini fu scoperta e la polizia risalì al gruppo di Mattioli. Il nuovo processo ci celebrò davanti al Tribunale speciale il 15 marzo 1937. La condanna più dura, a 16 anni, fu comminata a Mattioli ritenuto il principale responsabile della struttura clandestina. Scontò la pena in carcere duro: prima a Castelfranco Emilia e poi, dal gennaio del 1939, a Saluzzo dove condivise a lungo la stessa cella con Rodolfo Morandi ascoltandone le lezioni, tenute a un collettivo, sul Manifesto e sulla storia economica. Liberato dopo il 25 luglio 1943 raggiunse San Pietro in Calibano il 20 agosto. Qui era la base operativa fondamentale della Resistenza provinciale e ritrovò tutti i vecchi e nuovi compagni con i quali organizzò la G.N. e in seguito, superate le difficoltà politiche del CLN nei confronti della lotta armata, si occupò dell’organizzazione dei GAP capillarmente attivi in tutto il territorio comunale. Con la formazione della V Brigata Garibaldi “Pesaro”, a Mattioli fu assegnato il compito di “addetto politico” al comando di Brigata, con sede provvisoria a Fontecorniale, e poi di raccogliere informazioni sulla linea Gotica da trasmettere agli Alleati. Con la liberazione di Pesaro alla fine di agosto, Mattioli si occupò della riorganizzazione del PCI in tutta la provincia. Nel 1950 fu inviato in qualità di ispettore in Veneto e per cinque anni diresse la Federazione di Macerata. Nel 1946 era stato eletto in Consiglio comunale e, riconfermato nel 1960, ricoprì il ruolo di assessore con delega alle finanze e alla scuola. Successivamente ha ricoperto diversi incarichi nell’ANPI, nell’ANPPIA e nel settore della cooperazione.

Fonti: ISCOP, Fondo Oliviero Mattioli; ASAPU, 01-51-b.131-fasc.51; A. Dal Pont et allii, Aula IV. Tutti i processi del Tribunale Speciale fascista, Milano, La Pietra 1976, Sentenze n.29 del 10 nov. 1933 e n.6 del 15 marzo 1937; ANPPIA (a cura di), Antifascisti nel Casellario politico centrale, voll.20, Roma 1988-1995, ad nomen. Nel CPC manca il fasc. di Mattioli ma si veda ASAPU, Antifascismo Provincia di Pesaro-Urbino (1921-1943), 01-9-5-bb.152-156-fasc.5 (ACS b.1, fasc.19), partigianiditalia.beniculturali.it/archivio/ (Ricompart).

Bibl.: O. Mattioli, Nascita di un militante, in AA.VV., Pesaro contro il fascismo, Argalìa, Urbino 1972, pp.229-233; L. Casali, Il Partito comunista a Pesaro negli anni Trenta. Una testimonianza di Oliviero Mattioli in Società fascismo antifascismo nel Pesarese. 1900-1940, Quaderno uno, Pesaro 1980, pp.5-20; L. Cicognetti-P. Giovannini, Tra due processi. Itinerari e strategie dell’antifascismo pesarese negli anni Trenta, in P. Giannotti (a cura di), La Provincia di Pesaro e Urbino nel regime fascista. Luoghi, classi e istituzioni tra adesione e opposizione, Il Lavoro Editoriale, Ancona 1986, pp.79-154; Idem, Per una storia dell’antifascismo pesarese. Biografie politiche, Ibid., p.269; A. Girometti, Oliviero Mattioli. Una biografia, Anpi provinciale-Provincia di Pesaro e Urbino-Comune di Pesaro, Pesaro, 2001.

(E. T.)