Mattiacci Luigi

Cantiano, 5 marzo 1890 – Maisons-Alfort (Francia), 8 novembre 1977

 La famiglia di Mattiacci è la tipica famiglia contadina dell’Appennino, molto povera, che non può consentirgli di frequentare la scuola e quindi la cultura di Luigi è quella di un autodidatta. Ancora adolescente lascia Cantiano per trovare un lavoro, prima nella regione laziale e poi in Belgio come minatore. Rientra nell’aprile 1911 per assolvere agli obblighi di leva, con un anno di ritardo sulla chiamata della sua classe, e partecipa alla guerra di Libia nel 38° Reggimento fanteria. Il 9 maggio 1913 ottiene il congedo illimitato ma, richiamato nell’agosto 1914, il 23 maggio 1915 è “in territorio dichiarato in stato di guerra” in forza al 94° Reggimento fanteria. Nell’immediato dopoguerra condivide gli ideali del comunismo e non nasconde l’avversione nei confronti del fascismo. Nel 1923 sfugge ad un attentato fascista e nell’agosto emigra di nuovo in Belgio dove rimane fino all’estate del 1930. In questo periodo il suo antifascismo assume il carattere di una vera e propria militanza influenzata dalla frequentazione degli esuli italiani. Nell’aprile 1930 è arrestato a Charleroi per la contestazione della cerimonia di consegna della nuova bandiera agli ex combattenti italiani e il 5 agosto è colpito dal decreto di espulsione motivato dalla sua attività politica nelle cellule comuniste e per la gestione di una cantina “luogo di incontri di sovversivi”. Si trasferisce allora nel Cantone lussemburghese di Esch-sur-Alzette, luogo di elezione dell’emigrazione antifascista italiana. Qui Mattiacci è responsabile di una cellula comunista e per questo motivo nel novembre 1931 è espulso dal Lussemburgo. Passa in Francia, a Villeparisis, nella regione dell’Île-de-France, dove vive in clandestinità fino all’ottobre 1936 quando raggiunge la Spagna per arruolarsi nelle Brigate Internazionali.  Aggregato inizialmente al Battaglione Garibaldi e poi all’omonima XII Brigata, gruppo “Skoda” dell’Artiglieria Internazionale, batteria “Gramsci”, prende parte alle battaglie di Morata de Tajuña e del Jarama, alle porte di Madrid, in cui rimane ferito due volte. Un aneddoto vuole che durante una visita a una trincea egli abbia salvato la vita di Luigi Longo, ispettore generale delle Brigate Internazionali. Sulla durata della sua permanenza in Spagna una fonte indica il periodo dall’ottobre 1936 all’aprile 1938, mentre un’altra ne fissa il ritorno in Francia nel febbraio 1939. In territorio francese, come tanti reduci delle Brigate Internazionali, è internato ad Argelés-sur-Mer, a Gurs e al Vernet. L’occupazione tedesca lo spinge ad arruolarsi nell’esercito francese ma dopo l’armistizio passa alle formazioni dei Francs-Tireurs et Partisans Français (FTPF) che operavano nell’Alta Garonna. Secondo una testimonianza Mattiacci nel 1943-44 sarebbe rientrato in Italia per arruolarsi nelle Brigate Garibaldi della Val di Susa, ma mancano riscontri documentari. Nel dopoguerra si stabilisce definitivamente a Maisons-Alfort, nel Dipartimento della Marna, non lontano da Parigi.

In ACS-CCP e nel Foglio matricolare è indicato come Matteacci

Fonti: ACS-CPC, B.3154 (1928-1939); ASPU, Esercito Italiano, Distretto di Pesaro, Foglio matricolare di Matteacci Luigi, n.21756; ANPPI (a cura di), Antifascisti nel Casellario politico centrale, voll.20, Roma 1988-1995, ad nomen; www.antifascistispagna.it

Bibl.: R. Lucioli, Gli antifascisti marchigiani nella guerra di Spagna. (1935-1939), Anpi Marche-Irsmlm, Ancona 1992, pp.95-96; La Spagna nel nostro cuore. 1936-1939. Tre anni di storia da non dimenticare, Aicvas, Roma 1996, p.298-299.

(E. T.)