Lupieri Sirio

Enemonzo (Udine), 25 agosto 1917 – Pesaro, 15 aprile 1985

Originario di un piccolo paese della Carnia, la famiglia di modeste condizioni e sentimenti socialisti, Lupieri frequenta le scuole elementari ma come il padre d’inverno lavora da falegname e d’estate da contadino. “C’era poco da stare allegri”, racconta, e nell’agosto del 1936 decide di emigrare in Francia, a Parigi, dove si era già stabilito un fratello maggiore. Lavora come falegname, frequenta gli ambienti antifascisti dei fuoriusciti italiani, si iscrive al PCI di cui diventa ben presto un militante. Conosce Luigi Longo, Ottavio Pastore, Giuliano Pajetta e Piero Pajetta (“Nedo”), cugino di Giuliano. Questi incontri sono fondamentali per la sua ancora acerba preparazione politica. Oltre a legarsi al gruppo di “Nedo” conosce il pesarese Odoardo Ugolini e le sorelle Lea, che sposerà, e Sparta Trivella. In seguito, dichiarerà: “La mia formazione politica l’ho fatta soprattutto in Francia, dall’Italia non ho portato niente di bagaglio culturale e politico (…).  Nel ’40, con l’occupazione della Francia, decidemmo di entrare nella Resistenza, cioè cominciammo a formare i primi gruppi (…) formati da cinque persone, il nostro distaccamento si chiamava Gabriele Peri, un compagno assassinato dai tedeschi”. Nel gennaio 1943, entra nei FTP-MOI, nella squadra organizzata da Piero Pajetta e Nino Perlini. Un apprendistato di guerriglia urbana contro i tedeschi e i collaborazionisti di Vichy che gli tornerà utile al rientro in Italia. Partecipa in prima persona ad alcuni degli attentati più clamorosi contro i tedeschi: alla Porte d’Italie, ad Argenteuil, al cinema Odeon, alla caserma Peréire. Subito dopo il 25 luglio 1943, su invito del PCI, torna in Italia, a Pesaro, dove arriva alla fine di agosto, una scelta suggerita dal fatto che Odoardo Ugolini, nel frattempo diventato suo cognato avendo sposato Sparta Trivella, era di Santa Maria delle Fabrecce, una frazione alle porte della città dove risiedevano i suoi famigliari. L’inserimento nel nuovo ambiente non fu facile, tanto più che a Lupieri, l’unico che conoscesse la guerriglia urbana per averla praticata, furono affidati l’organizzazione e in seguito il comando della Brigata GAP “Pesaro” che operava nell’area molto vasta delle vallate del Metauro e del Foglia. L’attività gappista si sviluppò da novembre a giugno 1944 e aveva l’epicentro operativo a S. Pietro in Calibano dove era stata costituita anche una “scuola” per comandanti e commissari politici partigiani che impartiva un primo sommario addestramento all’uso delle armi e degli esplosivi. Non nascose la delusione per la decisione del comando alleato di non aver consentito alle formazioni partigiane di contribuire alla liberazione di Pesaro imponendo loro il disarmo. Per l’attività partigiana gli è stata attribuita la Croce al merito di guerra. Si stabilì definitivamente a Pesaro ricoprendo diversi incarichi per il PCI: consigliere comunale e assessore dal 1953 al 1970, assessore provinciale, membro del consiglio di amministrazione e, dal 1975, presidente della Coop.

Fonti: ISCOP, FGM, Comando Brigata Gap Pesaro. Relazione sull’attività svolta, 1-24-b.5, fasc.9-1; ASAPU, Relazione sull’attività svolta a Parigi dal partigiano Lupieri Siro, 01-7-45-b.129-fasc.45-1; partigianiditalia.beniculturali.it/archivio/ (Ricompart).

Bibl.: L. Borrione –S. Pallunto (a cura di), Due famiglie nella Resistenza francese ed italiana in G. Pedrocco, P. Sorcinelli, Filandandaie partigiani porto lotti tra storia e memoria. Note di storia contemporanea della provincia di Pesaro-Urbino, Sezioni di Pesaro dell’Anpi, Anppia, Irsmlm, Quaderno 2, Pesaro 1981, pp.87-97; E. Pavone, Parigi 1940-1944: la Resistenza degli italiani al nazismo, in “Italia Contemporanea”, 2017, n.284, pp.11-41.

(E. T.)