Cantiano, 29 aprile 1904 – Cagli, 31 gennaio 1984
Nel 1921 è segretario dei giovani comunisti di Cantiano e da bracciante conosce le ingiustizie e dure condizioni di vita delle campagne. Il Comune, dal 1914 amministrato dal PSI, subì nel 1922 le violenze e le aggressioni degli squadristi contro gli oppositori e la devastazione della CdL. Lucchetta deve allontanarsi da Cantiano e raggiunge la Francia dove rimane fino al 1926 quando rientra per assolvere agli obblighi della leva militare, ma è congedato per decisione dell’ospedale militare di Brescia. Il ritorno in Italia avviene in una fase in cui l’opposizione al fascismo, esaurito ogni margine legale dopo le “leggi fascistissime”, è costretta di fatto alla clandestinità assoluta. Tuttavia Lucchetta, non rinuncia a trasformare la diffusa insofferenza popolare in coscienza politica e il 26 novembre 1928 è arrestato con l’accusa di “organizzazione comunista” e confinato a Ponza per cinque anni. Nel giugno del 1930 il confino gli viene commutato in ammonizione, ma è di nuovo arrestato il 17 aprile 1931 e confinato a Lipari e Ponza per cinque anni durante i quali sconta ventuno mesi di carcere per avere preso parte ad “agitazioni collettive” di protesta per le condizioni di vita dei confinati. Nel giugno 1938 è rimesso in libertà, ma controllato e diffidato per propaganda antifascista e “incluso nell’elenco delle persone da arrestare in determinate circostanze”. Dopo l’8 settembre è tra gli organizzatori delle prime basi partigiane tra Frontone e Cantiano e presta aiuto ai tanti internati slavi evasi da Renicci molti dei quali aggregati alla V Brigata Garibaldi “Pesaro”. Nell’imminenza della ritirata tedesca è presente all’incontro tra l’ufficiale di stato maggiore della Brigata, Renato Vianello (“Raniero”), il tenente colonnello in congedo Oberdan Baldeschi e il vescovo di Cagli per evitare rappresaglie contro la popolazione durante la ritirata dei tedeschi. Nel dopoguerra rimane un militante del PCI legato alla sua Cantiano e all’ANPI. Nel 1971 il giornalista Giorgio Caputo del settimanale fiumano “Panorama”, che ebbe modo di incontrarlo nell’ambito di una ricerca sui partigiani jugoslavi che combatterono in Italia, così descrive Lucchetta: “Di media statura, occhi vivissimi, sguardo fermo, una mano che quando stringe la nostra fa sentire nervi d’acciaio. È il tipico esemplare del vecchio combattente antifascista che ha conosciuto carceri e confino in uno dei quali divenne amico anche di Sandro Pertini”.
Fonti: ACS-CPC, B.2859 (1928-1943); ASPU, Esercito Italiano, Distretto di Pesaro, Foglio matricolare di Lucchetta Nazzareno n. 23892; ANPPIA (a cura di), Antifascisti nel Casellario politico centrale, voll.20, Roma 1988-1995, ad nomen; partigianiditalia.beniculturali.it/archivio/ (Ricompart).
Bibl.: G. Caputo, Combattenti jugoslavi in Italia, in “Panorama”, Quindicinale illustrato edito a Fiume, 15 novembre 1971, n.21, pp.10-11; P. Giannotti, Dalle “memorie” di Nazzareno Lucchetta, in P. Sorcinelli, Lavoro, c criminalità e alienazione mentale. Ricerche sulle Marche del primo Novecento, Quaderni Iders n.6, il lavoro editoriale, Ancona 1987, pp171-175; R. Vianello, Ieri, 50 anni fa, primo ed ultimo atto, in Comune di Cantiano-Anpi Pesaro e Urbino (a cura di), Lotta partigiana e antifascismo nel Comune di Cantiano, Testimonianze raccolte da A. Ceripa, Tipolitografia Melchiorri, Pesaro 2001 (II ed.), pp.47-52.
(E. T.)
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