Fano, 5 maggio 1895 – Fano, 1° luglio 1990
È avviato agli studi nel seminario pontificio di Fano conseguendo il diploma di maturità classica e per un periodo lavora come istitutore nel Convitto “Nolfi”. Il 23 gennaio 1915 è richiamato alle armi, 3° Reggimento Genio telegrafisti, e partecipa alla Grande guerra. Forse è durante il conflitto che matura una coscienza politica incline a quel sovversivismo caratteristico del dopoguerra. Congedato il 30 novembre 1919, lascia poco dopo Fano e si stabilisce a Torino dove intraprende la professione di meccanico ed è assunto alle “Ferriere Piemontesi”. Si avvicina al Pcd’I ed è fra gli operai che si astengono dal lavoro per partecipare alla festa del 1° Maggio 1925. Il gesto gli procura un fermo di polizia, la diffida della questura dopo il ritrovamento nella sua abitazione di materiale “sovversivo” e difficoltà a trovare un lavoro stabile. Una situazione che ne provoca l’iscrizione in Rubrica di Frontiera e nel 1930 lo spinge a espatriare clandestinamente in Francia raggiungendo il fratello Alipio a La Seyne-sur-Mer, un sobborgo di Tolone, nel Dipartimento del Var, dove in un primo momento trova lavoro nel cantiere navale, ma la sua situazione lavorativa, molto precaria, si alterna con periodi di disoccupazione. Coltiva contatti con l’antifascismo militante dell’emigrazione italiana ma la polizia lo sorveglia ritenendolo capace di compiere attentati perché frequenta gli ambienti dell’anarchismo locale verso cui, per altro, si dimostra molto critico ed estraneo. Legato al PCI, dopo una comunicazione interna del partito dell’8 ottobre 1936 che invitava i militanti ad arruolarsi come volontari in difesa della Repubblica spagnola, tre giorni dopo si imbarca a Marsiglia sulla nave “Ciudad de Barcelona” e raggiunta Alicante, il 14 ottobre arriva ad Albacete al centro di raccolta e di addestramento delle Brigate internazionali. Prima di essere inquadrato come telegrafista nell’XI Brigata internazionale e poi nella Brigata Garibaldi con il grado di tenente della Compagnia trasmissioni presso la Stato Maggiore, combatte da semplice milite in un Battaglione composto in prevalenza di jugoslavi. Fra il 1937 e il 1938 prende parte ai combattimenti della Città universitaria, di Jarama, Las Rosas, Boadilla, Guadalajara, Huesca, Brunete, fino alla battaglia sull’Ebro dell’aprile-luglio 1938. Collabora anche alla redazione del foglio della Brigata “Il Garibaldino”. Nel settembre le Brigate Internazionali lasciano la Spagna e Lombardozzi il 10 ottobre è di nuovo a La Seyne-sur-Mer, a due anni dalla partenza. Individuato dalla polizia, nell’ottobre 1939 è internato al Vernet, il campo di internamento per i militanti antifranchisti delle Brigate internazionali. Inoltra domanda per rientrare in Italia e il 10 aprile 1941, consegnato alla polizia italiana, è tradotto e incarcerato a Pesaro. Condannato a cinque anni di confino per la partecipazione alla guerra di Spagna, che sconta a Ventotene, è liberato nell’agosto 1943 e rientra a Fano.
Fonti: ACS-CPC, B.2824 (1930-1943); ASPU, Esercito Italiano, Distretto di Pesaro, Foglio matricolare di Lombardozzi Sante, n.218; Anppia (a cura di), Antifascisti nel Casellario politico centrale, voll.20, Roma 1988-1995, ad nomen; www.antifascistispagna.it
Bibl.: S. Lombardozzi, Diario di un miliziano delle Brigate Internazionali in Spagna, Pan Arte, Frirenze 1981; R. Lucioli, Gli antifascisti marchigiani nella guerra di Spagna. (1935-1939), Anpi Marche-Irsmlm, Ancona 1992, pp.84, 73; La Spagna nel nostro cuore. 1936-1939. Tre anni di storia da non dimenticare, AICVAS, Roma 1996, p.269.
(E. T.)
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