Gentilucci Federico

Urbino, 30 aprile 1903 – Fabriano, 7 febbraio 1984

Nel 1918, dopo la morte del padre, lascia Urbino per trasferirsi con la famiglia a Fabriano. In possesso della licenza elementare è assunto dall’anarchico Giuseppe Vedova nella sua “Tipografia Economica”. È in questo ambiente libertario e popolare che si compie l’apprendistato politico di Gentilucci. Nel 1921 aderisce al PCd’I e diventa segretario del Circolo giovanile di Fabriano. Si oppone ai fascisti ed è accusato, insieme ad altri cinquantadue imputati, di avere “concertato e stabilito di mutare violentemente, con determinati mezzi, la costituzione della Stato e la forma di Governo”, ma il 22 settembre 1923 la sezione di Macerata della Corte d’Appello ne chiede il proscioglimento per non aver commesso il fatto. Le bastonature e le violenze ricevute dai fascisti e i controlli della polizia che rendono impossibile svolgere attività politica, lo spingono all’espatrio clandestino in Francia, a Parigi, e poi in Lussemburgo, a Esch sur Alzette, dove organizza una cellula comunista. Per questo nel novembre del 1928 è raggiunto da un decreto di espulsione e ritorna a Parigi. Qui riprende il suo lavoro di tipografo in forma clandestina perché sprovvisto dei necessari permessi. Prosegue nella sua attività antifascista e nel 1935 è espulso per attività sovversiva dal territorio francese dove tuttavia rimane. Intanto da tipografo diventa redattore del foglio “Idea popolare” e vive e lavora in una piccola tipografia che stampa il materiale di propaganda del PCI. Sono anni difficili vissuti in ristrettezze e pericoli. Nell’ottobre 1936 è a fianco dei repubblicani spagnoli e come sergente della II Compagnia del Battaglione “Garibaldi” partecipa alla difesa di Madrid e alle battaglie di Guadalajara, Huesca e Brunete. Ferito a ammalato nel febbraio del 1938 lascia la Spagna e rientra a Parigi dove riprende l’attività cospirativa, ma nel maggio 1940 è arrestato. Messo di fronte all’alternativa di arruolarsi nella Legione straniera o di essere internato, sceglie l’internamento ed è inviato al Vernet e a Gurs. Nell’aprile 1941, accompagnato alla frontiera italo-francese di Mentone, è arrestato dalla polizia italiana e tradotto alla questura di Ancona che ne dispone il confino per due anni a Ventotene dove a fine pena è trattenuto come internato fino all’agosto del 1943. Raggiunta Fabriano è subito attivo nel movimento resistenziale occupandosi, per incarico del CLN, con Oreste Bonomelli, già internato a Fabriano, ed Engles Profili, della pubblicazione e diffusione del foglio clandestino “La Riscossa”, organo dell’Antifascismo Marchigiano. Nel dopoguerra riprende il suo lavoro di tipografo e rimane un militante del PCI.

 Fonti: ACS-CPC, B.2338 (1927-1943); ANPPIA (a cura di), Antifascisti nel Casellario politico centrale, voll.20, Roma 1988-1995, ad nomen; www.antifascistispagna.it; partigianiditalia.beniculturali.it/archivio/ (Ricompart).

Bibl.: A. Maniera, Nelle trincee dell’antifascismo, Urbino, Argalìa 19790, ad indicem; AA.VV., Movimento operaio e Reistenza a fabriano.1884-1944, Urbino, Argalìa 1976, ad indicem; R. Lucioli, Gli antifascisti marchigiani nella guerra di Spagna. (1935-1939), Anpi Marche-Irsmlm, Ancona 1992, pp.73-74; La Spagna nel nostro cuore. 1936-1939. Tre anni di storia da non dimenticare, AICVAS, Roma 1996, p.217.

(E. T.)