Gasparini Domenico

Mondavio, 13 giugno 1863-Roma, 3 febbraio 1939

 Le sue origini nobiliari e alto borghesi, la madre Adelaide Massini apparteneva alla nobiltà romana e il padre era medico condotto e proprietario terriero, non costituirono per lui qualcosa di cui compiacersi, quanto piuttosto il dovere di impegnarsi per migliorare le condizioni materiali e morali dei suoi contadini. Compie gli studi ginnasiali a Spello (Perugia), ma poi si trasferisce a Urbino, presso il Collegio degli Scolopi. Si iscrive all’Università di Bologna, laureandosi nel luglio del 1888, e dopo aver prestato servizio militare, nel 1891 torna a Urbino dove intraprende la professione di medico condotto. Sulla sua scelta politica influisce senza dubbio la sensibilità per le sofferenze delle plebi rurali con cui è quotidianamente a contatto in ragione del suo lavoro. Se si vuole, un percorso ideale simile a quello di altri intellettuali del tempo, attratti dal socialismo e dalle “composite” ideologie positiviste di fine Ottocento. Nel 1896 è tra i principali promotori ed organizzatori della Federazione provinciale socialista e della sezione urbinate del PSI. Gasparini che si distingue per il suo classismo e l’appoggio alle lotte dei lavoratori in contrapposizione alle logiche democraticistiche e di conciliazione tra capitale e lavoro del repubblicanesimo. Fondamentale è stato il suo contributo per incanalare il ribellismo e la rabbia dei contadini e degli operai verso adeguate forme di lotta e l’organizzazione politica consapevole. Per questo promuove, con una intensa attività di propaganda, la costituzione di leghe di resistenza e di cooperative di consumo e di lavoro che, malgrado le difficoltà, aprirono la strada al leghismo operaio e contadino che si sviluppò negli anni successivi in tutta la provincia fino alla costituzione, nel 1910, della CdL provinciale. A ridosso, ormai, della Grande guerra, intensifica una linea di intransigente antimilitarismo e il 15 gennaio 1915 è coinvolto nella manifestazione spontanea di centinaia di contadini e operai che invadono Urbino per protestare contro la disoccupazione e la guerra, protesta che degenera in alcuni episodi di saccheggio di negozi e delle abitazioni di possidenti. Sebbene fosse estraneo ai fatti e non avesse alcuna responsabilità politica di quanto era accaduto Gasparini è arrestato insieme a decine di operai e contadini e rimane in carcere per otto mesi. Al termine del conflitto le divisioni nel PSI lo trovano schierato con la corrente della cosiddetta “circolare Marabini-Graziadei” favorevole all’adesione del partito all’Internazionale comunista, ma attenta a non rompere con i massimalisti di Serrati in nome dell’unità di tutte le frazioni comuniste. Ma, delegato al Congresso di Livorno, partecipa al Congresso fondativo del PCd’I, trascinando la maggioranza della federazione socialista pesarese. Mette la sua esperienza e il suo prestigio al servizio del nuovo partito appoggiando le lotte dei lavoratori anche all’interno della CdL che passa sotto il controllo dei comunisti. Si oppone con tenacia al primo apparire delle violenze del fascismo e diventa bersaglio delle minacce squadristiche al punto che nell’agosto del 1922 i fascisti gli devastano l’abitazione. Scampato all’aggressione, si rifugia definitivamente a Roma, dove comunque nel 1926, anche se aveva ormai abbandonato la militanza politica attiva, viene arrestato e condannato a cinque anni di confino a Lampedusa. Per intervento dello stesso Mussolini che aveva conosciuto durante la comune militanza nel PSI, il confino gli è condonato. Ritornato a Roma, stanco e perseguitato, lavora saltuariamente come medico, non mancando di soccorrere gli antifascisti che si rivolgevano a lui per un aiuto.

Fonti; ACS-CPC, B.2300 (1898-1939); ASPU, Tribunale Penale di Urbino, Memoria difensiva indirizzata da D.G. al Procuratore del re, Procedimento penale contro Rossi Giacomo ed altri 74, vol.XIV; Anppia (a cura di), Antifascisti nel Casellario politico centrale, voll.20, Roma 1988-1995, ad nomen.

Bibl: M. Cartolari, Ricordo del dottor Gasparini, in “Marche Nuove” 3-4/1961; A. Giannotti, Un pioniere del socialismo: Domenico Gasparini, in AA.VV., Pesaro-Urbino dalla Unità alla Resistenza. Momenti e figure, Argalìa, Urbino 1975, pp.45-82; F. Andreucci- T. Detti (a cura di), Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico. 1983-1943, Editori Riuniti, Roma 1976, ad nomen; E. Cappellini, “Marco” racconta… Il Pci marchigiano nelle memorie di un suo dirigente (1921-1956), Edizioni Nuove Ricerche, Ancona 1983, pp.13-21; E. Torrico, Gasparini Domenico, in R. Giulianelli-M. Papini (a cura di), Dizionario biografico del movimento sindacale nelle Marche (1900-1970), Ediesse, Roma 2006, ad nomen; E. Torrico, Vogliamo il pane e non le baionette. Storia di un moto popolare tra Settimana rossa e Grande guerra. Urbino 15 gennaio 1915, affinità elettive, Ancona 2016.

(E. T.)