Feltre Bartocci

Camerino, 6 maggio 1903 – ivi, 3 settembre 1979

È una delle figure più attive di tutto l’antifascismo maceratese. A soli quindici anni svolge propaganda politica tra gli operai a Camerino. Nel 1919 è tra i fondatori del circolo giovanile socialista della cittadina e ne diviene segretario. L’anno seguente si trasferisce a Roma (ottobre 1920) essenzialmente per motivi di lavoro; per vivere fa il mestiere di muratore. Nel 1921 entra nel movimento degli arditi del popolo e si avvicina al neonato Partito comunista. Non disdegna di svolgere propaganda politica tra i suoi compagni di lavoro. Nel 1923 è al servizio dell’onorevole Giuseppe Mingrino, socialista, e prende parte attiva a comizi e riunioni. Presta regolarmente servizio militare, congedato fa ritorno a Camerino, dove organizza il locale gruppo giovanile comunista. È in questo periodo che assume il nome di battaglia “Biella”, pseudonimo che l’accompagnerà anche in Spagna. Oramai, con il regime che si sta consolidando, l’attività di Feltre è sempre più rischiosa e per questo motivo decide di espatriare. Ottenuto (8 giugno1925) il passaporto per motivi di lavoro si reca in Lussemburgo a Esch sur Alzette. Partito lui l’organizzazione giovanile comunista di Camerino di sfalda, tra chi fugge all’estero e chi è costretto al servizio militare. All’estero, Feltre è subito politicamente attivo e partecipa a varie manifestazioni contro il governo italiano. Per la sua evidente attività antifascista, il primo luglio 1926, è espulso dal Lussemburgo. Ripara in Francia, a Villereput, ma anche dalla Francia viene espulso. Rientra in Lussemburgo e questa volta è arrestato il 23 settembre 1928 per infrazione al decreto di espulsione, con conseguente condanna a 15 giorni di reclusione. Scontata la pena decide di stabilirsi in Francia ad Audun-Le-Tiche (Moselle) dove continua la sua attività di propagandista e convinto antifascista. Nel 1932 viene iscritto dalle autorità italiane nella Rubrica di Frontiera. Dopo un breve periodo passato in Belgio, a Eugy, dove si sposa con Giovanna Gregori nata in Francia da genitori italiani e dalla quale ha una figlia, rientra in Francia. Negli anni 1930 e 1931 è stabilmente ad Audun-Le-Tiche e si prodiga come attivista sindacale per gli emigrati italiani. Nel frattempo, si iscrive alla Lidu (Lega internazionale per i diritti dell’uomo), adesione che gli permette di risiedere in Francia senza problemi. Inizialmente viene incorporato in una compagnia mista che comprende elementi di diverse nazionalità, successivamente il gruppo italiano viene inserito nel battaglione “Garibaldi”. Destinato al reparto zappatori, specialista in fortificazioni, è aggregato alla 4^ compagnia della brigata “Garibaldi” sotto il comando del socialista Silvio Bianchi con commissario politico un altro socialista Giuseppe Gebbri. Partecipa alla battaglia di Cerro Rojo e poi alla difesa della città universitaria di Madrid; durante questa operazione (21 novembre 1936) è ferito alla bocca e al collo. Trasportato dapprima in un ospedale di Madrid, viene successivamente inviato a Barcellona all’ospedale proletario dove rimane ricoverato fino al febbraio 1937. Durante la convalescenza il partito decide di farlo rientrare in Francia per sostenere la propaganda a favore della repubblica spagnola. È nominato dirigente del comitato regionale del Partito comunista nella Mosella. Sua moglie raccoglie i fondi per il governo repubblicano spagnolo. Il 28 maggio 1937 è a Lione e partecipa ad un congresso antifascista intervenendo nel dibattito. In questo periodo si occupa di propaganda e reclutamento per la Spagna girando le città della Francia, Belgio e Lussemburgo sedi di consistenti nuclei di operai italiani emigrati. Nel gennaio 1938 ritorna in Spagna e raggiunge la brigata “Garibaldi” in Estremadura. Nominato commissario politico della compagnia zappatori ricopre l’incarico fino allo scioglimento delle brigate internazionali. Non abbandona subito la Spagna ma resta a Barcellona per continuare a svolgere attività antifascista. Fugge dalla Spagna poco prima dell’arrivo dei franchisti e si rifugia in Francia, a Hayange, dove è nominato segretario regionale dell’Unione popolare italiana della Mosella. Arrestato viene internato nel campo di concentramento di Gurs (estate 1939) e qui, assieme a Giuseppe Tommasini, un altro marchigiano di Urbino, continua a svolgere propaganda antifascista e marxista. Trasferito al Vernet fa domanda per essere rimpatriato. Solo nel marzo 1942 è tradotto in Italia, dove viene subito arrestato e condannato a cinque anni confino (9 maggio 1942) con l’accusa di essere stato un combattente antifranchista in Spagna. Il 26 maggio raggiunge la colonia confinaria di Ventotene. Vi resta poco più di un anno, il 21 agosto 1943 è liberato e fa ritorno nelle Marche. Dopo l’8 settembre è uno dei membri più attivi nell’organizzare il movimento di resistenza nell’alto maceratese, nelle zone di Camerino e Visso. Scampato al rastrellamento del marzo 1944 a Montalto dove vennero trucidati 26 giovani partigiani, entra a far parte del comando della brigata “Spartaco”. Diventa commissario di guerra dei gruppi partigiani fino al giugno 1944 e alla liberazione di Macerata. Dopo la liberazione si dedica alla riorganizzazione del movimento sindacale in provincia di Macerata. Nel 1947 ritorna in Francia dove risiedeva ancora la sua famiglia e anche in questa sua seconda patria si impegna in campo sindacale con incarichi ricevuti dalla CGT. Nel 1950 torna in Italia e riprende la sua attività di sindacalista. Dalla Camera del lavoro di Macerata gli viene dato l’incarico di fondare e dirigere il sindacato degli edili. Diventa segretario provinciale della categoria e membro del comitato centrale del sindacato nazionale. A Macerata fonda una delle prime casse edili a tutela dei lavoratori. A livello amministrativo sarà anche vicesindaco e per tre legislature consigliere comunale. Anche all’interno della federazione del partito comunista maceratese assume ruoli e incarichi che cerca sempre di onorare con il massimo impegno. Malgrado le sue precarie condizioni di salute resterà fino alla fine legato ai suoi operai, al suo impegno di sindacalista e alla sua fede politica.

Fonti: ACS, CPC ad nomen; Archivio IRSMLM, categoria “L’antifascismo negli anni del regime”, fondo “Fascicoli personali degli antifascisti marchigiani che hanno partecipato alla guerra di Spagna”, busta 1.

Bibliografia: T. Noce (a cura di), Garibaldini in Ispagna, Ed. Diana (UGT), Madrid 1937, pp. 142-144; R. Lucioli, Gli antifascisti marchigiani nella guerra di Spagna (1936-1939), Anpi Marche e IRSMLM, Ancona 1992, pp. 51-53; R. Giulianelli e M. Papini (a cura di), Dizionario biografico del movimento sindacale nelle Marche 1900-1970, Ediesse, Roma 2006. ad nomen; I. Rinaldi, La resistenza a Camerino: profilo e testimonianze, in <<Quaderni di Resistenza Marche>>, 1985, n.9; S. Antonini, Saluti si, ma niente baci. Storie e personaggi da un “interno” del Pci, Il lavoro editoriale, Ancona 1998.