Cecchi Claudio

Pesaro, 20 gennaio 1922 – Ivi, 6 luglio 2013

Tra i protagonisti della Resistenza nel Pesarese, è nipote di Antonio Cecchi, l’instancabile esploratore del Corno d’Africa e console ad Aden. Il padre, Gino, diplomatico di sentimenti liberali, è ambasciatore in Guatemala quando nel 1935 rifiutò la tessera del PNF. Ovviamente fu destituito e la famiglia ritornò a Pesaro. Claudio Cecchi all’epoca è un adolescente che frequenta il liceo “Mamiani” e da subito si distingue per una precoce coscienza antifascista che lo spinge a scrivere sui muri della città scritte contro il regime. Scoperto dalla polizia viene arrestato e espulso da tutte le scuole del regno e anche la famiglia, sottoposta alla sorveglianza dell’OVRA, venne minacciata e intimidita al punto da trasferirsi in Francia, a Grenoble, dove concluse il liceo e proseguì gli studi alla Sorbona laureandosi in giurisprudenza. Il 23 gennaio 1943 rientra in Italia e il 13 febbraio è chiamato alle armi e, inquadrato nel 36° Reggimento Fanteria, frequenta a Sassuolo (Modena) il “corso preparatorio di addestramento”. L’8 settembre è catturato a Pisa dai tedeschi ma evade e raggiunge Pesaro dove si mette a disposizione del CLN. Nel marzo del 1944, dopo un breve addestramento, insieme a Giorgio De Sabbata e Odoardo Ugolini si reca nella zona di Cantiano per entrare in contatto con i comandi della V Brigata Garibaldi “Pesaro”. È aggregato al 1° Battaglione e nominato commissario politico del Distaccamento “Pisacane” distinguendosi per la doti di comando e le capacità di coordinamento fra i distaccamenti. Cecchi è al centro, in particolare, di due eventi che si verificarono a Vilano e a Paravento. A Vilano, una frazione di Cantiano, il 25 marzo 1944 un gruppo del “Pisacane”, guidato da Cecchi, intervenne in appoggio del Distaccamento “Fastiggi” in pericolo per la manovra di accerchiamento, che fu brillantemente respinta, di circa cinquecento tra tedeschi e fascisti. Ma la sua abilità si dimostra preziosa soprattutto nella battaglia di Paravento del 19-20 giugno per il coinvolgimento di decine di civili presi in ostaggio dai tedeschi dopo che, presso Acquaviva, una squadra del “Pisacane” aveva attaccato un autocarro tedesco uccidendo un soldato e catturandone altri due per iniziativa dello stesso Cecchi. Lo scontro impari e difficile durò fino al tramonto per riprendere all’alba del giorno successivo fino a quando il “Pisacane” e il “Gramsci” riuscirono ad effettuare lo sganciamento per ritrovarsi a Pian d’Ortica, nella sella fra il monte Acuto e il Catria. Nel frattempo i tedeschi per rappresaglia avevano catturato trenta ostaggi (altre fonti ne indicano cinquantotto) chiedendo il rilascio dei due prigionieri pena la loro fucilazione. Il pericolo della rappresaglia fu evitato con la mediazione del vescovo di Cagli Raffaele Campelli e l’abile stratagemma escogitato da Cecchi di far credere ai tedeschi che i prigionieri erano stati lasciati andare perché avevano espresso la volontà di disertare e di consegnarsi agli Alleati. Tutti gli ostaggi furono rilasciati senza contropartite. Dopo Paravento  gli fu affidato il comando del “Pisacane” e in seguito del 1° Battaglione e per il suo comportamento nella battaglia di Paravento è stato decorato con la medaglia di bronzo al V.M. Dopo la liberazione di Pesaro Cecchi, dal 18 settembre al 13 ottobre 1944, previo accordo di CLN e AMG, è designato Commissario dell’Amministrazione provinciale e con l’insediamento della Deputazione vi ricopre il ruolo di vice-presidente da cui si dimette a metà novembre per arruolarsi nel CIL, aggregato al 114° Reggimento Fanteria poi al 2° Gruppo di Combattimento “Mantova” col grado di sergente.  Nel dopoguerra si dedica all’avvocatura e all’insegnamento e si iscrive  al PCI che lascia nel 1956 dopo i fatti di Ungheria. Dal 1951 al 1970, è eletto consigliere comunale, come indipendente, nelle liste del Pci ed è stato assessore dal 1951 al 1960. In questa veste, come ricorda Giorgio Bianconi, ha sempre agito in base al senso etico e per il bene comune “prendendo decisioni e compiendo azioni senza bisogno di ricercare clamore o visibilità”.

Fonti: Fonti: ASPU, Esercito Italiano, Distretto di Pesaro, Foglio matricolare di Cecchi Claudio, n.10508; ISCOP, Fondo Anpi, 01-7-17-b.125-fasc.17; partigianiditalia.beniculturali.it/archivio/ (Ricompart).

Bibli.: C.Cecchi, La battaglia di Paravento, in Lotta partigiana nel Comune di Cantiano. Testimonianze raccolte da Angelo Ceripa, Comune di Cantiano-Anpi di Pesaro-Urbino, Cantiano 1998, pp.69-72; P.Giannotti-E.Torrico, Le scelte politiche dell’Amministrazione provinciale di Pesaro e Urbino nella prima metà del Novecento, in A.Varni (a cura di),  La Provincia di Pesaro e Urbino nel Novecento. Caratteri, trasformazioni, identità, Tomo II, Marsilio, Venezia 2003, ad indicem; Ermanno Torrico, Politica e Amministrazione. Il Comune di Pesaro dalla ricostruzione allo sviluppo (1944-1964), QuattroVenti, Urbino 2012, ad indicem; G.Scherpiani, Claudio Cecchi. Classe 1922, in “Memoria Viva”, 12/2013;  La battaglia di Paravento. Resoconto di Claudio Cecchi, Ibid.; G.Bianconi, Ti saluto Comandante Claudio, Ibid.; C.Cecchi, Cronistoria della mia vita. Fino al matrimonio. 1922-1950, s.e., Roma 2013.