Capalozza Enzo

Fano, 21 agosto 1908 – Ivi, 12 febbraio 1994

Il padre, un militare maestro di scherma di reggimento, morì nel 1914. Nella difficile situazione in cui venne a trovarsi la famiglia, Capalozza frequenta con profitto le scuole e poi il Liceo-Ginnasio “Nolfi” terminato il quale si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Siena. Si laurea nell’anno accademico 1929-30 discutendo la tesi Il fondamento e la natura giuridica del reato colposo. Inizia quindi a frequentare come praticante procuratore i rinomati studi degli avvocati fanesi Sandro Diambrini Palazzi e Sergio Rossi. Per sensibilità e carattere condivide l’avversione popolare contro il fascismo mentre la sua formazione intellettuale e politica è stimolata dai rapporti con personaggi importanti della cultura cittadina e dai contatti con il gruppo di irriducibili antifascisti coinvolti nel 1932-33 nella repressione con pesanti condanne del Tribunale speciale per avere costituito a Fano e a Pesaro un comitato provinciale clandestino del PCI. Il suo antifascismo, dichiarerà in seguito, si nutriva dell’esempio che ne dava il fanese di elezione Omar Conti mentre lui, a quei tempi, era un “antifascista generico, per ribellione morale alla sopraffazione, all’assassinio politico, alla vocazione guerresca della dittatura” anche se ebbe contatti sporadici, ma non operativi, con Bruno Venturini e il gruppo di comunisti. E tuttavia, sebbene nei suoi confronti non ci sia stato un comportamento persecutorio da parte della polizia, nel novembre 1931, per avere riprodotto e diffuso copie dei volantini antifascisti lanciati con un ardito volo su Roma da Lauro De Bosis, Capalozza venne arrestato assieme a Carlo Casanova ed Ettore Roscetti e la sua abitazione perquisita. Il prefetto gli impose la carta d’identità obbligatoria definendolo “elemento pericoloso in linea politica” e la commissione provinciale gli comminò il provvedimento dell’ammonizione da cui fu prosciolto un anno dopo per l’amnistia concessa dal regime in occasione del decennale della marcia su Roma. Tra il 1941 e il 1943 lo ritroviamo nel “cenacolo” degli intellettuali antifascisti che si incontravano al palazzetto Rotati di via Nolfi dove abitava lo scrittore e critico letterario Fernando Palazzi durante i suoi soggiorni a Fano. Ne facevano parte personaggi influenti: il generale Roberto Bencivegna, il consigliere di Stato Leonardo Severi, lo storico Fabio Cusin che insegnava all’Università di Urbino, il prof. Nello Bobbato, docente al “Nolfi”, l’avv. Emilio Gui ed “israeliti, sacerdoti, magistrati della Curia romana e pesarese” ai quali, saltuariamente, si univano Ugo La Malfa e Adolfo Tino del Pd’Az, Bruno Venturini e lo scrittore Marino Moretti. Il 25 luglio e l’8 settembre non trovarono dunque impreparato Capalozza che partecipò all’attività dei Gap come “Pilon” ed esercitò nel CLN clandestino, nel quale rappresentava il PCI, un’importante attività di mediazione per ridurre gli attriti fra la componente moderata, favorevole a collaborare con l’ambiguo “comitato cittadino” per un trapasso indolore dei poteri, e il PCI che rifiutò di farne parte ed era contrario ad ogni forma di collaborazione e tantomeno di venire a patti con i tedeschi nel momento del loro ritiro, motivo non ultimo della formale costituzione del CLN di Fano solo il 15 giugno 1944. Il 27 agosto 1944 Fano è liberata e Capalozza, su designazione del CLN, è nominato sindaco dal governatore militare alleato Leonard Bartlett e il 5 settembre presiedette la prima riunione della Giunta comunale. L’esperienza di sindaco dura fino al febbraio 1945, ma non si allontana dalla politica e dalla militanza nel PCI. Continua la brillante professione di avvocato e di raffinato studioso del diritto con la pubblicazione di numerose monografie, senza tralasciare l’interesse per la storia della sua città con contributi eruditi e storiograficamente puntuali. Dal 1948 al 1963 Capalozza è parlamentare del Pci eletto nelle elezioni del 18 aprile 1948 e 7 giugno 1953 alla Camera, collegio di Ancona, e in quelle del 25 maggio 1958 al Senato, collegio di Urbino. La sua attività parlamentare è stata intensa e qualificata e memorabile il suo intervento che durò più di sette ore nel corso della battaglia ostruzionistica contro la “legge truffa”. Il 19 dicembre 1967, su designazione del Parlamento, approda alla Corte costituzionale terminando il mandato il 10 gennaio 1977.

 Fonti: ASAPU, FGM, Carteggi, b.124, fasc.12; b.26, fasc.3; bb.179-172, fasc.25; ANPPIA (a cura di), Antifascisti nel Casellario politico centrale, voll.20, Roma 1988-1995, ad nomen; partigianiditalia.beniculturali.it/archivio/ (Ricompart).

Bibl: Dal pomeriggio di ieri e per tutta la notte l’opposizione ha dato battaglia alla Camera, in “l’Unità” 30 dicembre 1952; E. Capalozza, Un diario fanese: integrazioni e rettifiche per gli anni 1943 e 1944, in “Fano”, Supplemento al n.4, 1967 del “Notiziario di informazione sui problemi cittadini”, pp.139-172; Idem, Dettagli di revisione critica sulla storiografia della Resistenza a Fano, Ibid., Supplemento al n.5, 1974, pp. 141-156; E. Santini, Fano 1926-1931. Cattolici e comunisti fra persecuzione e opposizione, in AA.VV., Pesaro- Urbino dalla Unità alla resistenza. Momenti e figure, Presentazione di S. Vergari, Argalìa, Urbino 1975, pp.273-274, 281-283; E. Capalozza, Di talune informative prefettizie del 1931 su cattolici e comunisti a Fano, in “Fano”, Supplemento al n. 4, 1977, pp.133-140; Idem, Ricordo di Fernando Palazzi, Supplemento 1982, pp.35-38; N. Ferri, Ricordo di Enzo Capalozza, in “Nuovi Studi Fanesi”, 9/1994, pp.7-9.

(E. T.)