Briscolini Anildo

Pergola, 12 marzo 1902 – Mauthausen, 30 aprile 1945*

Le umili condizioni sociali gli consentono di frequentare solo alcune classi della scuola elementare. È ardito del popolo ed è considerato dalla polizia un “accanito comunista”. Non sopporta le provocazioni dei fascisti e reagisce con decisione rimanendo ferito in uno scontro a fuoco. Per aver criticato il comportamento della polizia che platealmente parteggia per i fascisti, è condannato a due mesi e sedici giorni di carcere per oltraggio e violenza a pubblico ufficiale. Il clima politico sempre più pesante e le continue minacce cui è sottoposto convincono Briscolini, che nel frattempo ha assolto gli obblighi di leva, a emigrare clandestinamente in Lussemburgo dove risiede prima a Esch sur Alzette e in seguito, stabilmente, a Rumelange lavorando come minatore. È attivo nel Soccorso rosso internazionale e nella propaganda antifascista che gli attirano le attenzioni e i richiami della polizia. Nel novembre 1936 si arruola nelle Brigate internazionali antifranchiste come telefonista del Battaglione d’artiglieria “Gramsci”. Alla fine dell’estate del 1937 usufruisce di una licenza dopo essere stato ferito. Rientra per un breve periodo in Lussemburgo ma non trovando lavoro decide di ritornare, gennaio 1938, in Spagna, a Barcellona, per rimanervi fino al termine della guerra civile. Dopo l’internamento ad Argelès-sur-Mer e a Gurs raggiunge ancora una volta il Lussemburgo che nel maggio 1940 era stato invaso e occupato dalle truppe del Reich. Alla fine di agosto è arrestato dai tedeschi e consegnato agli italiani. Con provvedimento amministrativo è condannato a cinque anni di confino per la partecipazione alla guerra di Spagna nelle Brigate internazionali che sconta alle Tremiti e poi a Ventotene. Caduto il fascismo viene liberato nell’agosto 1943 e torna in Lussemburgo, dove ancora risiedeva la famiglia. Prosegue nel suo impegno antifascista e diventa attivo nei gruppi della resistenza, ma denunciato alla Gestapo è di nuovo arrestato. Questa volta la pena è senza ritorno. Deportato a Mauthausen, muore pochi giorni prima dell’arrivo degli Alleati.

* Altre fonti datano il decesso il 30 marzo e il 4 aprile.

 Fonti: ACS-CPC, B.843 (1929-1942); ANPPIA (a cura di), Antifascisti nel Casellario politico centrale, voll.20, Roma 1988-1995, ad nomen; Elenco dei deportati morti a Mauthausen, in www.adamoli.org.; www.antifascistispagna.it;

Bibl.: P. Leonetti Carena, Gli italiani del maquis, Industrie Grafiche Cino Del Duca, Milano 1966, p.130; R. Lucioli, Gli antifascisti marchigiani nella guerra di Spagna.(1935-1939), Anpi Marche-Irsmlm, Ancona 1992, p.56; La Spagna nel nostro cuore. 1936-1939. Tre anni di storia da non dimenticare, AICVAS, Roma 1996, p.105.

(E. T.)