Bertini Mariano detto “Mario”

Fano, 28 settembre 1907 – Pesaro, 20 settembre 1966

Bertini è un operaio cementista che agli inizi degli anni Trenta fa parte di una nuova leva di militanti comunisti che alla rassegnazione preferiscono la lotta contro il regime fascista. Una scelta in cui lo studio da autodidatta ha una parte importante così come l’influenza della radicata tradizione democratica e socialista non priva, a Fano, di intrecci ideali anche con quella, altrettanto tenace, dell’anarchismo. Nel 1932 Bertini è a capo, con lo studente universitario Bruno Venturini e il meccanico Silvio Battistelli, di un comitato che organizza l’attività clandestina volta a consolidare la rete di contatti e a diffondere la stampa e altro materiale di propaganda in particolare nelle officine e nelle caserme. Viene confezionato anche un vero e proprio opuscolo a cui viene dato il significativo titolo di La Diana che denuncia le illegalità e le ipocrisie del fascismo e del suo capo e del suo “odioso governo” di “sicari armati”.   Il gruppo viene scoperto nel gennaio del 1933 per la delazione della spia “Agostino A.”, quando stava per pubblicare un altro foglio clandestino, dal titolo leniniano “La Scintilla”, e gran parte dei suoi componenti sono arrestati e deferiti al Tribunale speciale per aver costituito un comitato direttivo con sede a Fano e a Pesaro, per avere diffuso manifestini in occasione del 1° maggio e del 7 novembre e per propaganda comunista. Bertini è arrestato il 1° febbraio e il 10 novembre del 1933 il Tribunale speciale lo condanna a dieci anni di carcere assieme a Battistelli e Venturini e al pesarese Odoardo Ugolini ritenuti i maggiori responsabili dell’attività clandestina; pene inferiori, tra uno e sette anni agli altri nove 9 imputati. Nel 1938, scontata per sopraggiunta amnistia metà della pena, esce dal carcere di Civitavecchia e, sebbene assoggettato al regime di libertà vigilata, riprende i contatti con l’antifascismo locale, attività che intensifica durante il conflitto. Il 27 luglio1943, appena due giorni dopo la caduta del fascismo, è fra i partecipanti alla riunione che si tenne nell’ufficio di Wolframo Pierangeli in cui i rappresentanti dei partiti antifascisti decidono la costituzione del Fronte nazionale d’azione. Dopo l’8 settembre Bertini, alias “Pablo”, è con Carlo Paladini, Enzo Capalozza e Silvio Battistelli tra i fondatori del cln di Fano e dopo il rifiuto delle autorità militari di fare causa comune con la popolazione e di attaccare i tedeschi, tentò di costituire una banda partigiana con Tito Bianacalana, Guido Ragaini e altri militanti comunisti spostandosi poi a Mercatello sul Metauro e a Valle della Petra ma, in mancanza di armamento e di collegamenti, il tentativo non ebbe un seguito. Il suo appuntamento con la lotta armata contro tedeschi e repubblichini fu solo rinviato perché alla fine del 1943 è tra gli organizzatori delle bande partigiane nella zona di Frontone, Cagli e Cantiano. Egisto Cappellini, responsabile del pci nelle Marche, ricorda come il progetto di creare dei fuochi di guerriglia tra Marche e Umbria, nell’area del Monte Catria, incontrasse difficoltà anche all’interno del partito per l’inverno incipiente e per i problemi di collegamento con i contadini e come “solo il compagno Bertini di Fano” si offrisse per organizzare, da subito, una formazione partigiana. Nella V brigata Garibaldi “Pesaro” Bertini ricopre l’incarico di ufficiale di collegamento e, dopo l’assassinio di Pompilio Fastiggi, nel febbraio 1944, assume la guida della Federazione provinciale del pci. Pochi mesi dopo la Liberazione è nel gruppo che ricostituisce la CdL provinciale e, con i compagni di partito Bruno Alciati e Augusto Gabbani, il socialista Dante Spallacci, l’azionista Giovanni Giordani e il democristiano Arnaldo Forlani, entra a far parte della sua segreteria. Nel 1946 ne diventa segretario generale, dopo un anno di assestamenti interni che ridistribuiscono gli equilibri e le rappresentanze fra le diverse correnti esprimendo, infine, una dirigenza in cui Bertini è affiancato, oltre che da Gabbani e Spallacci, dai democristiani Otello Godi e Giovanni Maria Venturi. Una composizione che rispecchiava i rapporti di forza stabiliti dal Patto di Roma che nel giugno 1944 aveva dato vita alla CGIL come sindacato unitario dei lavoratori. Con la fine del sindacato unitario, a cui si aggiungono le crescenti tensioni provenienti dal quadro politico interno e internazionale, fino alla cacciata delle sinistre dal governo nel maggio del 1947, la gestione di Bertini incontra diversi problemi anche per l’impossibilità a separare le scelte politiche del sindacato da quelle del suo partito, che è spinto all’opposizione e si appresta a sostenere un lungo inverno di scontri nel parlamento e nel paese. La sua esperienza in CGIL si conclude nei primi mesi del 1948, quando viene sostituito da Angelo Arcangeli, un giovane “quadro” intellettuale e militante comunista. Da questo momento dedica le sue energie e l’intatta carica ideale al PCI e soprattutto all’organizzazione della Cooperativa pescatori.

 Fonti: ASCS-CPC, B.564 (1933-1940), copia del fasc. in ASAPU, Antifascismo Provincia di Pesaro-Urbino (1921-1943), 01-9-5-bb.152-156-fasc.5 (ACS b.1, fasc.5); ANPPIA (a cura di), Antifascisti nel Casellario politico centrale, voll.20, Roma 1988-1995, ad nomen; A. Dal Pont et allii, Aula IV. Tutti i processi del Tribunale Speciale fascista, La Pietra, Milano 1976, Sentenza n.29 del 10 novembre 1933; partigianiditalia.beniculturali.it/archivio/ (Ricompart).

Bibl.: A. Tomasucci, I 45 giorni e il CLN, in AA.VV., Pesaro contro il fascismo, Argalìa, Urbino 1972, pp115-131; E. Cappellini, “Marco” racconta… Il Pci marchigiano nelle memorie di un suo dirigente (1921-1956), Nuove Ricerche, Ancona 1983, pp. 77-88; L. Cigognetti-P. Giovannini, Tra due processi. Itinerari e strategie dell’antifascismo pesarese negli anni trenta, in P. Giannotti (a cura di), La Provincia di Pesaro e Urbino nel regime fascista. Luoghi, classi e istituzioni tra adesione e opposizione, Il Lavoro Editoriale, Ancona 1986, pp. 79-154; Idem, Per una storia dell’antifascismo pesarese, Ibid., pp.247-248; E. Torrico, Bertini Mariano, in R. Giulianelli-M. Papini (a cura di), Dizionario biografico del movimento sindacale nelle Marche (1900-1970), Ediesse, Roma 2006, ad nomen.

(E. T.)