Annibali, Adler, commerciante, comunista
(Urbino, 4 maggio 1917 – Urbino, 4 novembre 2008)
La famiglia è di Schieti, allora la più popolosa delle frazioni del Comune di Urbino, epicentro per intensità agitatoria del movimento socialista e, dopo il 1921, del Pcd’I. Annibali non poté frequentare le scuole se non fino alla terza elementare, ma le caratteristiche di un ambiente rurale e operaio combattivo ha avuto un’influenza determinante sulla sua formazione culturale di autodidatta che prende le mosse dai grandi romanzi sociali, testi canonici nella formazione di molti rivoluzionari di professione. A questo si aggiungono i discorsi ascoltati in famiglia sulle lotte dei minatori e dei mezzadri e in una comunità rimasta compatta nel rifiuto del fascismo. L’iscrizione al Pci avviene nel 1938, quando è militare di leva, e da questo momento, anche quando è inviato sul fronte francese e a Fiume, si attiva per realizzare una rete di contatti tra la struttura militare e il Pci e diffondere materiale di propaganda, mentre nei periodi di licenza, con Lazzaro Fontanoni, soccorre alcuni antifascisti confinati nel vicino Comune di Fermignano. Frattanto da Civitavecchia, per una informativa dei carabinieri di Schieti in cui veniva definito “anarchico pericoloso e antifascista”, era stato trasferito al 52° Reggimento di Fanteria Cacciatori delle Alpi di Spoleto dove lo raggiunse la notizia dell’armistizio dell’8 settembre. Si rende conto del precipitare degli eventi e rientra a Schieti. La situazione imponeva decisioni rapide ed efficaci per proteggere l’organizzazione clandestina del Pci, ricercare contatti con gli altri partiti antifascisti e preparare la lotta armata. Tutti compiti che Annibali assolve come presidente del Cln di Schieti-Medio Foglia e comandante della Brigata Gap “Schieti” riassumendo dunque sulla sua persona la più pesante e alta responsabilità politica e militare. La Brigata era formata da 418 combattenti e strutturata in due battaglioni, otto distaccamenti e sedici squadre che operarono sempre in stretto contatto con il II e III battaglione della V Brigata Garibaldi “Pesaro” sotto un unico comando. Importanti e delicati i compiti svolti dai gappisti nell’area del Foglia in prossimità della linea Gotica: sabotaggi contro truppe e mezzi del nemico, interruzione delle linee telefoniche e telegrafiche, procurare armi per i distaccamenti partigiani in montagna, aiutare i giovani renitenti alla leva della Rsi ad unirsi alle formazioni partigiane. Il 28 agosto 1944, liberata Urbino, gli fu affidata dal Cln la responsabilità della piazza e del servizio di polizia, tra cui la cattura dei fascisti, fino alla fine di settembre quando il Governatore militare alleato pose termine al servizio e i partigiani invitati a consegnare le armi ai carabinieri. L’esperienza della Resistenza rappresentò per Annibali un punto di riferimento irrinunciabile in base a cui comprendere la situazione e giudicare gli uomini. Nel dopoguerra e fino al 1964 svolse il compito di funzionario del Pci nella valle del Foglia, a Cagli e a Novafeltria e ricoprì l’incarico di consigliere comunale, assessore e vicesindaco del Comune di Macerata Feltria. Per lungo tempo ancora ebbe un ruolo di rilievo nel Comitato zona del Pci e nella Sezione di Schieti.
Fonti: Iscop, Fondo Mari, Distaccamento Gap Schieti, 40-b,9, fasc.25; Ibid., Gap Pesaro. Relazione sull’attività svolta, pp.5-6, 1-24-b.5, fasc.9-1.
Bibl.: A. Annibali, La Brigata di Schieti e la Resistenza nel Montefeltro, Asterisco, Urbino 1996; A. Annibali, Chi ha distrutto la V^ Brigata “Pesaro”?, Age, Urbino 2007.
(e.t.)
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