Allegrezza Francesco

Corinaldo (An) 31 dicembre 1898 – Kommunarka (ex Unione Sovietica) 14 marzo 1938

Trasferitosi in Ancona, lavora come tipografo. Si iscrive al Pcd’I, subito dopo la sua fondazione. Diviene segretario della federazione anconetana (con il nome di Andrea Berto) dopo gli arresti del dicembre 1922. Il 23 marzo 1925 viene arrestato perché responsabile del reato di propaganda di stampa sovversiva, è sorpreso a ritirare, alla posta, pacchi di stampati già sequestrati. Il 7 agosto dello stesso anno è scarcerato per amnistia. Sparisce per alcuni mesi, la polizia lo rintraccia a Corinaldo nel febbraio del 1926 proveniente da Milano. Dall’aprile del 1926 si rende irreperibile. Probabilmente è a Roma alle dipendenze del suo amico Jonna. Il 27 novembre 1926, mentre è latitante, è assegnato al confino di polizia per cinque anni. Nel 1927 è ripetutamente colpito da mandato di cattura dal TSDS per attività comunista. Ma lo stesso tribunale, con sentenza n.17, del 18 gennaio 1928, stralcia la sua posizione, in quanto latitante. L’accusa lo riteneva responsabile, assieme ad altri, di aderire ad un’organizzazione comunista operante in Sicilia, Calabria e Basilicata, attiva prima dell’emanazione delle leggi eccezionali. Nell’agosto 1927 sembra essere a Milano e sotto lo pseudonimo di “Visconti” riveste la carica direttiva nell’ufficio n.2 del Partito (sezione organizzativa). Un mese dopo è fuori dall’Italia esattamente a Berlino, dove riceve da Luigi Longo un passaporto falso con le credenziali di Ezio Cesarini. Si trasferisce in Francia e da qui sempre nel 1927 raggiunge l’Unione Sovietica. Per la polizia, che lo segue attentamente, risulta a Berlino dall’ottobre 1928, dove resta fino al giugno 1929 lavorando per il soccorso rosso internazionale. Poi la sorveglianza perde le sue tracce fino al gennaio 1931 quando viene individuato di nuovo a Berlino. Dal luglio 1931 fino all’agosto 1932 è in Svizzera a Basilea. Si rende ancora irreperibile, ma la polizia lo ritiene ancora in Svizzera vicino al confine con la Germania. Il 19 maggio 1937 si presenta all’ambasciata italiana in Unione Sovietica e chiede i documenti per poter rimpatriare. Ai funzionari dell’ambasciata, che vogliono avere notizie su di lui, racconta la sua vicenda. Dopo l’espatrio dall’Italia (Torino) avvenuto nel settembre 1927 si era stabilito a Parigi. Nel dicembre dello spesso anno, con documenti fornitigli dal Soccorso Rosso Internazionale si sarebbe trasferito a Mosca. Qui lavora per un ente statale per studi e riproduzioni fotoaere in qualità di fotogrammetrista. La delusione dell’esperienza in Unione Sovietica accresce la sua volontà di ritornare in Italia o al limite in Belgio per dare segno del suo ravvedimento. L’ambasciata chiede di favorire la sua richiesta di passaporto in quanto “potrebbe essere arrestato da un giorno all’altro sotto l’accusa di trotzkismo”, ma il ministero degli Interni, con nota del 5 giugno, da parere contrario in quanto ancora “colpito da mandato di cattura tuttora eseguibile del Tribunale Speciale”, oltre a dover ancora scontare la pena del confino. Nel febbraio del 1938, sempre secondo le fonti della polizia è già stato arrestato da alcuni mesi per le sue relazioni di amicizia con Ambrogi e Trovatelli e per la relazione di parentela di sua moglie, nipote del noto comunista Preobragenski, accusato di troskismo. Nel febbraio 1941 per la polizia italiana risulta confinato in Siberia perché accusato di trotzkismo. Giunto in Unione Sovietica, Allegrezza, frequenta la scuola di partito, prima la KUNMZ (università comunista delle minoranze nazionali dell’ovest), poi, dal settembre del 1931 la MLS (scuola leninista) e nel 1929 si iscrive al VKP (partito comunista dell’Unione Sovietica). Sempre nel 1929 riceve un biasimo severo per indisciplina e incomprensione del trotzkismo. Questa macchia ritorna nel dicembre del 1932, mentre frequenta la MLŠ, e lo costringe a interrompere gli studi. Viene inviato a lavorare come linotipista prima alla scuola “Mospoligraf”, poi nella tipografia della casa editrice “Inostranny Rabochij”. Nel 1934 è nominato direttore di archivio alla “Sel’chozaerofotos’emka” del Commissariato del Popolo all’Agricoltura. Nel marzo del 1936 diventa cittadino sovietico, nel frattempo si è sposato con una russa Ilja Preobragenski. Dal 1936 il suo caso è più volte preso in esame dai dirigenti del Pcd’I che lavorano alla Sezione Quadri del Komintern. Nel ripercorrere la sua esperienza politica, essi si soffermano soprattutto su tre episodi del suo passato: una sua presunta responsabilità nell’arresto in Italia, nel 1927 (durante un suo breve rientro clandestino nel paese) di un gruppo di compagni con i quali egli aveva lavorato; il biasimo, che aveva ricevuto nel 1929, in URSS, per indisciplina e incomprensione della vera natura del trockismo; i suoi legami sospetti con altri elementi dell’emigrazione italiana ritenuti possibili spie e nemici del popolo russo: Aldo Gorelli, Spina Ribelle, Emilia Mariottini. Nel 1937 è espulso dal partito comunista sovietico per i suoi legami con il “nemico del popolo” Renato Cerquetti. Il cerchio attorno a lui si chiude la notte fra il 9 e il 10 dicembre 1937, quando viene arrestato con l’accusa di essere membro di un’organizzazione terroristica controrivoluzionaria. Durante la prigionia, nell’interrogatorio del 5 gennaio 1938, sotto tortura, Allegrezza dichiara che dal 1933 è membro di un’organizzazione bordighista controrivoluzionaria che svolge attività di spionaggio in URSS, nella stessa era stato inserito dall’italiano Carlo Masi, insegnante di politica economica alla MLŠ. Sempre sotto tortura, confessa inoltre che nel periodo di lavoro all’archivio “Sel’chozaerofotos’emka” del Commissariato del Popolo all’Agricoltura ha passato a Renato Cerquetti, anch’egli membro di questa organizzazione, materiale fotografico di ponti, stazioni di aereodromi, campi militari nella provincia di Gorkij e di Ivanov. Oltre a ciò, riconosce di essere membro di un gruppo terroristico armato creato per uccidere Stalin al quale partecipano anche, oltre allo stesso Renato Cerquetti, Vincenzo Baccalà e Arnaldo Silva. Una confessione che equivale ad una sentenza. Allegrezza viene condannato alla pena capitale il 14 marzo 1938, dal Collegio Militare del Tribunale Supremo dell’URSS, con l’accusa di partecipazione a un’organizzazione terroristica controrivoluzionaria. La sentenza viene eseguita lo stesso giorno, mediante fucilazione, alla Kommunarka. Il 14 luglio 1956 il suo nome verrà riabilitato.

Fonti archivistiche (tratte dal sito memorialitalia):

GARF, f. 8409, op. 1, d. 59; d. 113; d. 116; d. 1699;

GARF, f. 10035, op. 1, d.;P-31289; d. P-59874; d; P-24265;

Archiv Glavnoj Voennoj Prokuratury;

RGASPI, f. 513, op. 2, d. 69;

CA FSB RF, sled. delo n. 961644;

ACS, CPC busta 70;

FIG, APC, 1921-1943, fasc. 1517;

FIG, Fondo Robotti

 Fonti archivistiche: Archivio di Stato di Ancona, fondo Questura sorvegliati politici, ad nomen.

 Fonti bibliografiche: E. Dundovich, Tra esilio e castigo. Il Komintern, il PCI e la repressione degli antifascisti italiani in URSS (1936-38), Carocci, Roma 1998; R. Caccavale, La speranza di Stalin. Tragedia dell’antifascismo italiano nell’URSS, Levi, Roma 1989; D. Corneli, Elenco delle vittime italiane dello stalinismo (Dalla lettera “A” alla “L”), 1981, in, Lo stalinismo in Italia e nell’emigrazione antifascista, Tivoli 1977-1982; Lucioli, Massacesi, Papini, Il Pci nelle Marche dalle origini al “partito nuovo” (1919-1945), affinità elettive, Ancona 2022.

 Siti: www.memorialitalia.itwww.Gariwo.net