Achille Barilatti

Macerata 16 settembre 1921 – Muccia (Macerata) 23 marzo 1944.

Nome di battaglia Gilberto Della Valle. Studente in Scienze economiche e commerciali, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Tenente di artiglieria addetto alla difesa costiera, dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943 entrò nella Resistenza, diventando comandante del distaccamento di Montalto di Cessapalombo del gruppo “Nicolò”.
Il 22 marzo 1944 i fascisti, grazie ad una spia, si diressero verso Montalto alla ricerca di partigiani accampati nei dintorni. Il rastrellamento portò alla cattura di 32 giovani che furono allineati lungo la strada. «Il tenente Barilatti fu catturato in una casa in località Valle, dove alloggiava con la fidanzata greca Afrodita (Dita) Marasli. Una parte della memorialistica, tendente a sacralizzare e descrivere la figura di Barilatti come quella di un eroe, ha sostenuto che fosse nella possibilità di fuggire, ma che “preferì seguire i precetti di quel codice d’onore non scritto che impone ad un capo di non abbandonare i suoi uomini, per cui si portò generosamente verso il luogo di raccolta dei propri ragazzi, nell’intento impossibile di fare qualcosa per loro, ma venne catturato”. In realtà, dalle ricostruzioni dei testimoni viene alla luce una versione decisamente meno romanzesca che vede Barilatti catturato mentre stava dormendo, e per questo sopraggiunto sul luogo della fucilazione in pigiama e pantofole». (Un eccidio nazifascista nelle Marche: Montalto, 22 marzo 1944, 2014, p. 136). Barilatti non fu ucciso lungo la strada, ma portato a Muccia e tenuto prigioniero nel palazzo Paparelli, sede del Comando nazi-fascista, venne interrogato dal tenente Grazzano sui dettagli dell’organizzazione partigiana, ma non rispose. Gli fu concesso di vedere la fidanzata, che salutò dicendole: “Meglio la morte che il tradimento!”. Scrisse due lettere: una per i familiari e la madre, l’altra alla fidanzata. Venne portato al cimitero di Muccia per essere fucilato, ma prima gli fu concesso di confessarsi con il parroco, Don Felice Cambriani. Il giovane venne fucilato contro il muro di cinta del cimitero il 23 marzo alle 18,25 pronunciando queste ultime parole: “Viva l’Italia libera!”. La sua salma venne abbandonata nella chiesetta del cimitero per 5 giorni, in attesa di una decisione per essere sepolta.
Motivazione della ricompensa al valor militare: «Comandante di distaccamento partigiano sopraffatto dopo strenua difesa da ingenti forze fasciste, fieramente rifiutava di avere salva la vita pur di non tradire i compagni. Il massacro di ventisette partigiani barbaramente trucidati sotto i suoi occhi non lo intimorì ed il suo animo acceso da sdegno per tanto scempio non tremò innanzi al martirio. Dopo avere rinfacciato al nemico l’insulto di traditore della Patria cadeva sotto il piombo fratricida gridando: “Viva l’Italia!”»
Ricordano Achille Barilatti vie di Ancona, Macerata e Roma.

FONTI
E. Giantomassi, In memoria di Achille Barilatti (Gilberto della Valle): perché tutti sappiano…, Tip. E. Venturini, Ancona [1944];
Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, La Pietra, Milano 1968, p. 250;
C. Donati, Un eccidio nazifascista nelle Marche: Montalto, 22 marzo 1944, Livi, Fermo 2014;                                                                                                       E. Calcaterra, Anime belle anime perse, Anpi Tolentino, Tolentino 1991.
Sito A.N.P.I. www.anpi.it/donne-e-uomini/achille-barilatti/
Sito INSMLI www.ultimelettere.it/?page_id=35&ricerca=220

Elena Romani