Zingaretti Mario Alberto

Nasce a Piticchio di Arcevia (An) il 5 settembre 1890. Muore ad Ancona il 29 ottobre 1972.

Sarto, sindacalista, è tra i fondatori del Pcdi.
Figlio di un maestro di tendenza repubblicana, rimasto orfano, non riesce neppure a completare la scuola elementare e viene inviato ancora giovane al Buon Pastore di Ancona a imparare il mestiere di sarto. Aderisce nel 1909 al circolo giovanile socialista di Ancona e subisce il primo arresto della sua vita per aver disturbato una manifestazione a favore della guerra in Libia. Lettore assiduo di «Avanguardia», fa sentire presto la sua voce nella dialettica interna, connotata soprattutto da incomprensioni generazionali: i più vecchi appaiono troppo moderati ai più giovani.
Membro del consiglio generale della cdl come rappresentante della lega lavoranti sarti, partecipa con diversi giovani socialisti alla manifestazione di Villa rossa del 7 giugno 1914, da cui ha inizio la “settimana rossa”. Lo stesso anno partecipa al congresso nazionale socialista ad Ancona e resterà poi rammaricato per l’espulsione di Mussolini dal partito, in quanto, come egli stesso scrive nelle sue memorie, aveva parecchio influenzato le scelte politiche dei più giovani. Pur essendo contrario all’intervento dell’Italia nel conflitto mondiale, nel 1916 è chiamato alle armi, ma viene riformato. Coerentemente antimilitarista scrive un manifestino contro la guerra e lo invia al fronte. In questo periodo svolge ad Ancona la funzione di segretario della Lega dei fattorini telegrafici.
Nel 1919 è tra coloro che ricostituiscono la cdl ad Ancona. Si allea con gli anarchici per mettere in minoranza i repubblicani, mal visti per le loro scelte interventiste. Tra le prime iniziative promosse vi è la costituzione di una lega di disoccupati, che raccoglie i reduci dal fronte. Poi si adopera per la sindacalizzazione al cantiere navale, riuscendo a scuotere dal torpore una situazione sino ad allora troppo quieta. Organizza scioperi e proteste, con risultati anche positivi, come per i lavoranti sarti e per gli edili. E’ tra coloro che guidano i moti per il caroviveri, nei quali la cdl svolge un ruolo di primo piano.
Sul terreno politico, fonda con Albano Corneli il giornale «Bandiera rossa» e opera un collegamento tra la sinistra socialista e gruppi locali anarco-sindacalisti. E’ coinvolto nei moti della cosiddetta rivolta dei bersaglieri, durante i quali subisce un arresto e alcuni mesi di carcere. Sul terreno sindacale, nel 1920 sostituisce Angelo Sorgoni alla segreteria della cdl di Ancona e mantiene la carica fino all’avvento del fascismo nell’agosto del 1922. Tra i successi ottenuti c’è l’adesione di esponenti delle leghe bianche alla cdl e un lungo periodo di agitazioni dei contadini. Nella primavera del 1921 inaugura la casa del contadino al Pinocchio di Ancona e nel febbraio del 1922 la casa del ferroviere sempre nel capoluogo dorico.
Nel gennaio del 1921 è a Livorno ed è tra i fondatori del Pcdi. Ma pur essendo un dirigente di questo partito Z. riesce a mantenere una significativa autonomia come sindacalista. E’ poi tra i promotori dell’Alleanza del lavoro in funzione antifascista, comprendente anche il sindacato ferrovieri, e dell’organizzazione, più “militare”, degli Arditi del popolo. In questo caso va contro le direttive del proprio partito che vorrebbe una struttura “militare” di soli comunisti, preferendo mantenere forte, pur senza successo, l’unità del fronte proletario.
Perseguitato dal fascismo il 16 ottobre del 1922 subisce una violenta aggressione ad Altidona (Ap), dove si era rifugiato con la moglie Angelina Mosca e il figlio Leone. Viene bastonato a sangue e abbandonato in fin di vita nella scarpata di una strada. Ripresosi dopo una lunga convalescenza, nel 1923 viene arrestato a Fermo assieme a buona parte del gruppo dirigente comunista marchigiano e si ritrova a fare diversi mesi di carcere. Nel 1924 è tra i promotori della lista comunista alle elezioni, che vedono eletto deputato per il Partito comunista Guido Molinelli. Anche a seguito di questo smacco, proseguono le ritorsioni dei fascisti. Z. viene colto dagli squadristi nella sua casa di Ancona ed è oggetto di un’altra violenta aggressione.
Trasferitosi a Roma, dove si occupa del Soccorso rosso, Z. subisce ancora una serie di fermi e di arresti. Nel 1926, con l’emanazione delle leggi eccezionali, viene dapprima chiuso nel carcere di Palermo (dove si ritrova assieme ad altri antifascisti come Scoccimarro e Zannoni di Jesi) e poi confinato nell’isola di Lipari (dove si ritrova con Bruno Fortichiari e Lelio Basso). Dopo aver trascorso ancora dei mesi di carcere a Siracusa (a causa di conflitti troppo accesi tra antifascisti), nel dicembre del 1929 viene liberato e si trasferisce a Roma, dove svolge attività sindacale e politica in clandestinità. Nel 1931, in seguito a un nuovo arresto, e a qualche mese di carcere a Regina Coeli, viene condannato a 5 anni di confino nell’isola di Ponza, dove rimane assieme alla moglie e al figlio fino alla fine del 1936.
Nel 1937 torna ad Ancona e svolge il lavoro di sarto, tenuto sempre sotto controllo dalla questura. Durante la seconda guerra mondiale viene contattato da Egisto Cappellini per rimettere in piedi l’organizzazione comunista su posizioni di unità antifascista, riallacciando i contatti con i vecchi compagni. Dopo alcuni contrasti e incomprensioni con il gruppo di giovani guidato da Raffaele Maderloni, si va verso la riunificazione in un’unica struttura, sancita nell’agosto del 1943. Prima del 25 luglio però Z. subisce un altro arresto assieme a numerosi esponenti dell’antifascismo, in collegamento con i partigiani jugoslavi. Caduto Mussolini viene liberato e fa parte della Concentrazione antifascista. Durante i “45 giorni” viene incaricato dal Prefetto di rimettere in piedi l’organizzazione sindacale, iniziativa sostenuta da alcuni articoli di Adelmo Pianelli sul Corriere adriatico.
Dopo l’8 settembre viene inviato dal Pci nell’ascolano e poi a costituire il Cln ad Arcevia, a Sassoferrato e a Fabriano, dove cerca di salvare Engels Profili. Non riesce però a convincerlo a fuggire e l’eroico medico comunista verrà ucciso. Come presidente del Cln di Arcevia tiene un comizio il 1° maggio del 1944, quattro giorni prima dell’ eccidio del Monte S. Angelo. Nei giorni successivi è tra coloro che rimettono in moto l’attività partigiana, risollevandola dalla crisi, tanto che al momento della liberazione l’organizzazione nella alta valle del Misa è tra le più efficienti della regione.
Appena liberata Arcevia fa affiggere un manifesto della cdl, ma gli inglesi non avendogli dato l’autorizzazione, nell’agosto del 1944 lo arrestano e lo tengono in detenzione per qualche giorno. Con l’aiuto del neo prefetto Oddo Marinelli, viene liberato.
A novembre viene nominato segretario della cdl di Ancona, al posto di Aristide Morico, che aveva svolto tale funzione nei mesi precedenti, assieme al cattolico Plinio Canonici e al socialista Fernando Fulgi. In questo periodo cerca di imporre il peso della maggioranza comunista nella cdl. Nel settembre del 1945 è coinvolto in un acceso dibattito al 1° Congresso della Federazione della terra della provincia di Ancona. Canonici, infatti, pur minoritario, accusa i comunisti di volere “la requisizione e la nazionalizzazione delle terre da affidarsi in affittanza collettiva, sul modello russo”. In seguito interviene perfino Di Vittorio a mitigare le posizioni comuniste e lo stesso Achille Grandi scrive a Z. per protestare contro le discriminazioni nei riguardi della corrente sindacale cristiana per quel che riguarda le elezioni interne al sindacato.
Negli anni successivi Z. guida le lotte dei lavoratori e in particolare quelle dei mezzadri e dei braccianti, ma anche categorie sino ad allora trascurate come quelle della pesca. Particolare attenzione è dedicata agli operai del cantiere navale, dove già nel 1946 riesce a imporre i consigli di gestione.
Nell’ottobre del 1949 interviene al congresso nazionale di Genova della Cgil per replicare alle critiche del rappresentante dei ferrovieri, l’anconetano Sandro Stimilli, il quale accusa le cdl di essere sorde ai problemi delle categorie. Per Z., invece, sono le categorie che non fanno conoscere alle cdl i loro problemi, tanto che spesso si mobilitano e scioperano senza informarle.
L’ultima battaglia sindacale Z. la svolge a Cabernardi con i minatori. Nonostante si ottengano delle ricompense per i lavoratori le miniere vengono chiuse e l’esito di questa lotta viene considerato, soprattutto dai vertici del Pci, una sconfitta. Anche per questo, oltre che per l’età avanzata e un’obiettiva crescente debolezza del sindacato (con un considerevole calo del numero degli iscritti), nel 1952 Z. lascia la cdl con qualche rammarico, dopo una vita intera dedicata al sindacato e ai lavoratori.
In compenso viene eletto vice segretario della federazione del Pci e termina la sua attività nel partito e nelle istituzioni. Più volte consigliere comunale, membro degli organi dirigenti del Pci, svolge il suo impegno anche nell’Anppia. Muore nel 1972 e una via di Ancona viene intitolata a suo nome.

FONTI
Acs, cpc, ad nomen; Airsmlm, Fondo Mario Zingaretti; Aigm, cartelle personali, ad nomen.

Scritti di Z.: A.M. Zingaretti, Proletari e sovversivi. I moti popolari ad Ancona nei ricordi di un sindacalista (1909-1924), a cura di P.R. Fanesi e M. Papini, Il lavoro editoriale, Ancona 1992.

Scritti su Z.: E. Santarelli, Le Marche dall’unità al fascismo. Democrazia repubblicana e movimento socialista, Editori riuniti, Roma 1964, (2°) Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche, Urbino 1983; F. Del Pozzo, Alle origini del Pci. Le organizzazioni marchigiane 1919-1923, Argalia, Urbino 1971; A. Sorgoni, Ricordi di un ex confinato, Argalia, Urbino 1975; C. Ciarmatori Bibi, Arcevia e la sua valle nella Resistenza, Argalia, Urbino 1975; P. Giannotti, Zingaretti Mario, in F. Andreucci, T. Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, vol.V, Editori riuniti, Roma 1978; A. Galeazzi (Alba), Resistenza e contadini nelle carte di un partigiano (1919-1949), Argalia, Urbino 1980; Ricordi di Angelina Mosca Zingaretti, in M. Papini (a cura di), Le donne e la Resistenza nell’anconetano, Anpi provinciale di Ancona, Ancona 1987, pp.113-118; R. Giacomini, Zingaretti Mario Alberto, in Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza, vol.VI, La Pietra, Milano 1989; P.R. Fanesi, Verso l’altra Italia. Albano Corneli e l’esilio antifascista in Argentina, Angeli, Milano 1991; M. Papini, Mario Zingaretti, un maestro dell’impegno, in «Prisma» 1996, n.1, pp. 21-28; A. Lucarini, Ancona, rinasce la camera del lavoro, in «Prisma», 1997, n.3, pp.27-31; P. Neglie, Le stagioni del sindacato. Storia della camera del lavoro di Ancona, Rubbettino, Catanzaro 2000; R. Lucioli, Il martello e la prua. Lotte operaie al cantiere navale di Ancona dalla liberazione al passaggio all’Iri, Il lavoro editoriale, Ancona 2000; M. Papini, Le Marche tra democrazia e fascismo 1918-1925, Il lavoro editoriale, Ancona 2000; Id., La camera del lavoro di Ancona tra la guerra e il fascismo, in Camera del lavoro territoriale di Ancona, 1900-2000. 100 anni di lavoro per il lavoro, Ancona 2001; P. Giovannini (a cura di), L’8 settembre nelle Marche. Premesse e conseguenze, Il lavoro editoriale, Ancona 2004; R. Giacomini, Ribelli e partigiani. La Resistenza nelle Marche 1943-1944, Affinità elettive, Ancona 2005 e 2008; M. Papini, Zingaretti Alberto Mario, in R. Giulianelli e M. Papini (a cura di), Dizionario biografico del movimento sindacale nelle Marche 1900-1970, Ediesse, Roma 2006, pp. 451-455.
http://www.anpi.it/donne-e-uomini/mario-alberto-zingaretti/

Massimo Papini